Al capoluogo siciliano dovrebbero essere destinati 180 milioni in 20 anni
Ieri il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il premier Matteo Draghi hanno firmato il famoso ‘Patto per Napoli’. La città partenopea riceverà un miliardo e 231 milioni in 20 anni. In cambio il Comune si impegna a recuperare oltre 370 milioni attraverso l’incremento delle tasse e il recupero delle imposte evase (tra i cattivi pagatori ci sono anche Enti statali).
Se per Napoli però, nonostante le pesanti condizionalità, potrebbe essere una buona opportunità, non si capisce la scelta del sindaco di Palermo Leoluca Orlando di chiedere che lo stesso provvedimento venga applicato anche a Palermo dove i debiti sono molto inferiori (a Napoli si parla di circa 5 miliardi). Il capoluogo siciliano, se passasse la linea Orlando, riceverà circa 180 milioni in un ventennio, circa 9 milioni all’anno. In cambio però dovrà aumentare le tasse.
È una scelta che conviene ai palermitani? Secondo l’onorevole Carolina Varchi decisamente no. «Palermo si è inserita in una norma che non la riguarda e prenderà le briciole 180 milioni in 20 anni e Orlando vuole addirittura raddoppiare l’IRPEF» afferma sui social la deputata.
Sì perché Napoli, in cambio di quei soldi si è impegnato ad aumentare l’Irpef dello 0,1% dal 2023 e di un ulteriore 0,1% a decorrere dal 2024, con innalzamento della soglia di esenzione del reddito dagli attuali 8.000 a 12.000 euro. Inoltre dovrà applicare dal 2023 un’addizionale comunale sui diritti di imbarco aeroportuale, pari a 2 euro per passeggero. Davvero a Palermo conviene accettare tutto ciò? I palermitani meritano nuove tasse?
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