La Duma avvisa l’Occidente: «Basta fornire armi all’Ucraina»
Ventiquattro giorni dopo l’invasione di Mosca in Ucraina, il presidente Volodymyr Zelensky posta nella notte un videomessaggio su Facebook e, rivolgendosi a Vladimir Putin, annuncia: «E’ tempo di colloqui di pace, senza indugio. Questa è l’unica possibilità per la Russia di ridurre i danni causati dai propri errori. È tempo di incontrarsi, è tempo di parlare, è tempo di ripristinare l’integrità territoriale e la giustizia per l’Ucraina. Altrimenti, le perdite della Russia saranno tali che il Paese impiegherà diverse generazioni per riprendersi».
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Poi, nell’annunciare che 180mila persone sono state salvate attraverso i corridoi umanitari con sette proseguiti anche ieri, (sei nella regione di Sumy e uno nella regione di Donetsk), il presidente ha accusato Mosca di bloccare la fornitura di aiuti alle città assediate «nella maggior parte delle aree».
Il capo negoziatore russo: «Incontro Zelensky-Putin? Prima bisogna concordare il testo di un trattato»
Poco prima, il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, affermava che un incontro tra il presidente ucraino e il leader del Cremlino non sarebbe stato possibile senza prima il testo di un trattato. «Prima ancora di menzionare una riunione tra i due leader, le delegazioni di negoziatori devono preparare e concordare il testo di un trattato. Successivamente, il testo dovrebbe essere siglato dai ministri degli Esteri e approvato dai governi». Poi si potrà parlare di una possibilità di incontro tra i due presidenti.
Dalla Duma, la camera bassa del parlamento russo, parte un messaggio per i Paesi occidentali, la Nato e gli Stati Uniti: dovrebbero smettere di «fornire armi e inviare mercenari in Ucraina», ma, se vogliono la pace, utilizzare invece i fondi per inviare aiuti umanitari alla popolazione ucraina. Lo ha dichiarato, citato dall’agenzia Tass, il portavoce della Duma Viacheslav Volodin. «Se si vuole una pace rapida, occorre prendere decisioni rapide», ha aggiunto Volodin.
Gli scontri sul campo di battaglia
Nel frattempo, nonostante una notte tranquilla, durante la quale le sirene anti-raid non sono state udite, bombardamenti e combattimenti imperversano in tutta l’Ucraina, soprattutto per l’ambita città di Mariupol. L’esercito russo ha annunciato ieri di essere riuscito ad entrare nel centro della città insieme alle truppe della «repubblica» separatista di Donetsk. La presa di Mariupol rappresenterebbe una svolta importante nella guerra e consentirebbe alla Russia di garantire la continuità territoriale tra le sue forze provenienti dalla Crimea annessa (sud) e le truppe del Donbass (est).
Stamane è arrivato l’annuncio di un altro generale russo caduto in battaglia in Ucraina: si tratta del generale Andrei Mordvichev morto nella città di Chernobayevka in seguito a colpi di artiglieria. Lo ha affermato l’esercito ucraino in un posto su Facebook citato dalla Bbc.
Zelensky ha poi confermato che 130 persone sono state finora salvate dal teatro bombardato di Mariupol e che lo operazioni di soccorso stanno proseguendo. Centinaia di civili avevano trovato rifugio nella struttura quando è stata bombardata mercoledì, ma al momento non si ha notizia certa di vittime.