Guerra in Ucraina, Zelensky: «Superpotenza dello spirito»

di Redazione

Oltre 11 mila soldati russi sono morti dall’inizio dell’invasione russa

L’undicesima notte di guerra in Ucraina ha visto una breve pausa nei bombardamenti mentre aumenta la pressione russa sui civili in fuga. La diplomazia, intanto, fallita la tregua dichiarata ieri da Mosca, intensifica gli sforzi per far cessare le ostilità il prima possibile in attesa del terzo round di negoziati e del Consiglio di sicurezza Onu di domani. I media ucraini hanno riferito nelle ultime ore di spari contro i civili ed evacuazioni difficili a Bucha e Gostomel. Almeno tre persone sarebbero state uccise, tra queste una volontaria che aveva appena consegnato cibo per gli sfollati.

Oltre 11 mila soldati russi sono morti in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa, lo scorso 24 febbraio, secondo quanto afferma lo stato maggiore militare ucraino, citato dai media internazionali. In un discorso agli ucraini domenica mattina, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha elogiato le molte forme di resistenza che le persone hanno scelto per opporsi all’invasione russa e ha definito il suo paese «una superpotenza dello spirito».

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Il Paese, ha detto in un video, si è espresso al «massimo delle sue possibilità», i soldati hanno combattuto ma anche la gente comune ha difeso città, ospedali e vigili del fuoco. Quindi il presidente ha incoraggiato i residenti delle aree occupate a protestare, se possibile. In dieci giorni di guerra, ha detto Zelensky, l’Ucraina ha unito «milioni di persone, che sono diventate un tutt’uno».

Le forze armate ucraine lanciano intanto un allarme sulla diga che serve la centrale idroelettrica di Kaniv, di cui i russi, dicono, vorrebbero assumere il controllo. Il sindaco di Mariupol parla di «situazione disperata» in città, dove mancano da giorni elettricità, acqua, riscaldamento ed è difficile reperire forniture mediche e altri beni essenziali.

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L’offensiva diplomatica

È questo lo sfondo della nuova offensiva diplomatica avviata ieri a sorpresa dal premier israeliano Naftali Bennet che, dopo le durissime parole di Putin che ha paragonato le sanzioni a una dichiarazione di guerra, ha violato lo Shabbat per volare a Mosca. Tre ore di colloquio nella prima visita di un leader straniero al Cremlino dopo l’attacco a Kiev dopo una breve consultazione con Germania, Francia e Stati Uniti; poi una telefonata al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e a Macron, e un altro volo diretto stavolta a Berlino.

Dopo un incontro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz il portavoce del governo tedesco afferma: «L’obiettivo comune resta quello di mettere fine alla guerra il prima possibile. Lavoreremo per questo». Intanto il presidente degli Stati Uniti Joe Biden parla con Zelensky, assicurando sicurezza, assistenza finanziaria e sanzioni alla Russia, poco dopo il videocollegamento del presidente ucraino con 300 senatori statunitensi ai quali aveva invocato no-fly zone e missili per fronteggiare l’invasione russa. Biden su questo non si esprime, elogiando invece le iniziative private volte a isolare la Russia, come la decisione di Visa e Mastercard di sospendere le operazioni nel Paese.

Il segretario di Stato Antony Blinken, ieri in Polonia e Moldavia, sottolinea come «in tutti gli angoli del mondo, inclusa la Russia, la gente chiede la fine del brutale attacco della Russia all’Ucraina». Secondo la stampa Usa pressioni sarebbero in corso per condurre anche Venezuela e India a prendere le distanze dal Cremlino. Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha detto al segretario di Stato americano Antony Blinken che la Cina si oppone a ogni mossa che «getti benzina sul fuoco» in Ucraina e ha chiesto negoziati per risolvere la crisi e trattative per creare «un equilibrato meccanismo di sicurezza» europeo.

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