Si tratta della presidente e di tre scrutatrici di un seggio nel Casertano
Il Gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) Alessa Stadio ha rinviato a giudizio quattro persone per presunti brogli elettorali in relazione alle schede falsificate a favore del consigliere regionale Giovanni Zannini (non indagato), eletto alle elezioni del 2015.
Indice Articolo
Si tratta della presidente e di tre scrutatrici dell’allora seggio numero 22 di Mondragone, e precisamente di Rachele Miraglia (difesa da Marta Ceraldi), Michela Di Maio, (difesa da Edmondo Caterino), Vincenza Marino (difesa da Gaetano e Raffaele Crisileo) e Maddalena Marano (assistita da Francesco Lavanga). Il processo inizierà l’8 novembre prossimo dinanzi alla prima sezione penale del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Nel processo si è costituita parte civile Filomena Letizia, che si era presentata alle regionali 2015 con Giovanni Zannini nella stessa lista, ma non fu eletta ed anche il Tar Campania, al quale aveva inoltrato un ricorso elettorale, non le diede ragione.
La ricostruzione della vicenda
Durante i ricontrolli delle schede chieste dalla Letizia (che non fu eletta per uno scarto di soli 20 voti) emerse il sospetto che alcune schede elettorali scrutinate presso la sezione 22 di Mondragone fossero falsificate: di qui un esposto e l’avvio dell’inchiesta giudiziaria. La Procura di Santa Maria Capua Vetere (prima la sostituta Giorgia De Ponte e poi il pm Gionata Fiore), che ha coordinato le indagini effettuate dai carabinieri di Mondragone, dopo aver disposto una perizia grafologica affidata a Raffaella Laddaga, pervennero alla convinzione che la presidente del seggio elettorale, Rachele Miraglia, avrebbe falsificato cinque schede elettorali apponendovi con la propria scrittura il voto di preferenza del candidato Giovanni Zannini.
La Di Maio avrebbe invece falsificato tre schede scrivendo di proprio pugno il voto di preferenza sempre per Zannini e così avrebbero fatto anche Vincenza Marino e Maddalena Marano. Il giudice per l’udienza preliminare, dopo aver rigettato la richiesta di giudizio abbreviato condizionata alla nomina di un perito calligrafo, inoltrata alla scorsa udienza dalla difesa di Vincenza Marino (che preliminarmente aveva depositato una consulenza grafologica di parte a firma di Alberto Bravo, presidente dell’Istituto di Grafologia Italiana, che escludeva la paternità delle falsificazioni in capo alla Marino), ha disposto il decreto che dispone il giudizio a carico di tutte e quattro le imputate.
Al dibattimento si prospetta un acceso scontro tra consulenti grafologi: da un lato quello della Procura, Raffaella Laddaga e dall’altro lato quelli della difesa, Marco Fiori e Alberto Bravo. È probabile che il collegio nominerà un pool di periti per risolvere il contrasto.
Potrebbe interessarti anche:
- Guerra in Ucraina, l’Aia apre indagini su presunti crimini di guerra
- Casoria, 35enne ucciso a colpi d’arma da fuoco in un agguato
- Pompei, lottizzazione abusiva e corruzione: 14 indagati. Sequestrato un resort
- Decreto caro bollette, autotrasporto e caro materiali: ecco cosa prevede