Partecipate e controllate del Mef, comincia la carica alle 639 poltrone

di Domenico Cortese

Una battaglia all’utimo scranno che può creare nuove fibrillazioni, in una maggioranza che sta insieme per convenienza e non per convinzione

Sono ben 639 le poltrone che si preparano a cambiare padrone in 107 società partecipate società partecipate dal ministero dell’Economia e delle Finanze. Praticamente quasi 6 per azienda. Lo si rileva dalla quinta analisi del Centro Studi CoMar sul governo relativamente alla partecipate dello Stato. 72 delle quali (22 Consiglieri e 50 sindaci) fanno riferimento a 15 società controllate direttamente dal Mef. Altre 567 posizioni da rinnovare (377 consiglieri e 190 sindaci), appartengono a 92 controllate indirettamente attraverso le sue Capogruppo Amco, Banca MPS, Cassa Depositi e Prestiti, Enav, Enel, Eni, Eur, Ferrovie dello Stato Italiane, Invitalia, Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, Leonardo, Poste Italiane, Rai, Sace, Sport e Salute, STMicroelectronics.

Fra queste 567 poltrone da rinnovare 243 (38% complessivo) erano occupate da donne e non è detto che non possano crescere ulteriormente. Non è un caso, infatti, che le poltrone al femminile, nelle società andate al rinnovo nel 2021 erano il 31,3% ma grazie alle nuove nomime sono cresciuto del 6,7%. C’è da rilevare che le donne sono più presenti nelle società controllate direttamente dal Mef (30 donne amministratrici su 72 amministratori totali – 41,6%) rispetto alle indirette (213 amministratrici su 567 amministratori totali – 37,5%). Sono, inoltre, percentualmente di più nei collegi sindacali (100 donne sindaco su 240 sindaci totali – 41,7%) rispetto ai cda (143 donne consigliere su 399 consiglieri totali – 35,8%).

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La potenzialità di crescita nella qualità dei propri manager

Serve ribadire che – data l’importanza e la quantità delle poltrone in palio – l’attribuzione rischia di trasformarsi in una battaglia all’ultimo scranno e finisca per creare nuove fibrillazioni, in una maggioranza che sta insieme per convenienza e non per convinzione. Cifre che – come si può rilevare dalla loro lettura un attimino più approfondita e prospettica, che si spinga oltre la semplice lettura del dato quantitativo – fanno rendono decisamente evidente, come – almeno finora – la distanza, tra componente maschile e femminile, sia decisamente più ampia, dove sono maggiori i poteri operativi che competono a chi va ad occuparlo.

Sicché, è proprio relativamente a tale aspetto che ci possono (e ci devono) essere ulteriori opportunità di crescita. E non solo in termini meramente di numeri, bensì anche sotto il profilo qualitativo dei nominati. Questa, però, non è soltanto una questione di genere, ma complessiva dei prescelti. Perché, diciamocelo una volta e per tutto. La potenzialità di crescita delle aziende è nell’equilibrio di “genere”, ma anche nella qualità dei propri manager. Uomini o donne che siano.

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178 miliardi di capitalizzazione per le 12 controllate Mef quotate in borse

A fine 2021 (Enav, Enel, Eni, Fincantieri, Leonardo, Italgas, Poste Italiane, Rai Way, Saipem, Snam, STMicroelectronics, Terna) le 12 società controllate dal Mef quotate in Borsa, mostravano una capitalizzazione complessiva di 178 miliardi di euro, il 23,16% del valore complessivo, con una crescita 10 miliardi rispetto ai 168,4 miliardi di fine dicembre 2020. Lo si rileva dalla lettura dell’ultima indagine dal Centro Studi Comar sulle società partecipate da cui si evince anche che è il settore energetico, quello che assorbe la maggior parte del fatturato oltre il 72%. Seguono: il meccanico (14,3%) e trasporti e tlc (10,2%). Poi Ict, in editoria-spettacolo-sport, in servizi alla P.A., in ambiente-territorio, con quote assolutamente marginali.

Secondo i dati relativi al 2020 le società controllate dal Mef direttamente o indirettamente sono 49 (CoMar nel sua ricerca non tiene in alcun conto delle 11 società dove la presenza di Cassa Deposito e Prestiti, si limita ad un controllo semplicemente congiunto come Enciclopedia Treccani, Rocco Forte Hotels, Telecom Italia, Webuild, ecc.). C’è da rilevare, inoltre, che a partire dagli ultimi 2 anni si è registrata una nuova tendenza alla crescita dello “Stato-imprenditore”.

Tra le nuove società, ITA-Italia Trasporto Aereo o Holding Reti Autostradali o ITsART o DRI d’Italia (in Invitalia, per la filiera siderurgica e il risanamento ex ILVA), connesse alla transizione ecologica, Green.It (CDP e ENI) Renovit (CDP e Snam). La Legge di Bilancio 2022 inoltre ha previsto la costituzione di “Giubileo 2025”, in capo al MEF e altre società sono state trasferite al Mef in seguito di commissariamenti

della Controllante, come accaduto per Anpal Servizi. Expo 2015 invece ha cessato l’attività ed è in liquidazione, mentre Italia Infrastrutture, introdotta con la Legge di Bilancio 2020, non è ancora stata costituita.

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