Dalla crisi Russia-Ucraina la UE esce ancora una volta malissimo
Il fronte Est dei suoi Stati membri si dimostra succube degli Usa (e quindi inaffidabile in qualsiasi prospettiva di politica estera e di difesa comune). Olanda, Danimarca, Svezia e Finlandia restano, come i Visegrad, anch’esse nell’area di influenza Usa-Inghilterra.
La grande colpa storica degli «architetti» europei dopo la caduta del Muro di Berlino (Inghilterra in testa su suggerimento Usa-Nato) è stata la bulimia da allargamento ad Est: allargamento persino ai Balcani meridionali con il solo scopo di puntare sul «mercato».
Ora siamo in piena crisi. Certo, se vi fosse stata l’Europa politica si poteva agire per «calmare» gli ucraini e spingerli a trovare un accordo con la Russia invece di proporgli l’adesione alla UE – solo un partenariato – o alla Nato). Queste le colpe storiche.
In questa fase bisognava «organizzare» un fronte centro-sud europeo (Francia-Germania-Italia-Spagna-Portogallo e Grecia) che si ponesse quale intermediario credibile tra le due parti russe e ucraine. Sembra oggi che solo Macron abbia fatto – e continui a fare – dei seri tentativi (bluffando anche sulla presidenza della UE).Ma sembra che abbia poco sostegno (anche dall’Italia, nonostante il recente Patto bilaterale). La Germania si avvita nel suo eterno dilemma frutto della sconfitta della seconda guerra mondiale, e cioè si barcamena sul continuo compromesso tra il nanismo in politica estera e l’aggressività commerciale.
Un disastro totale per l’Europa. Ma è proprio da questo disastro politico che bisognerebbe ripartire per rilanciare l’Idea-Europa su nuove basi, e con chi ci sta. Una cosa è certa, e dovrebbe servire da lezione ai movimenti cosiddetti «sovranisti», ammesso che la colgano: sia con la farlocca «Europa delle Patrie» sia con le eventuali «exit» non si va da nessuna parte. Anzi si va ancora di più proprio nella direzione voluta dagli Usa e dalla finanza di Wall Strett e della City.
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