‘Effetto Amato’ sulla Consulta: bocciato il referendum sull’eutanasia. Ora tocca a quelli sulla giustizia

di Dario Caselli

Una decisione in un certo senso inattesa

Per ora l’unica fine è quella decisa dalla Corte costituzionale, che ieri sera ha bocciato l’ipotesi di un referendum sul suicidio assistito, o meglio sull’abrogazione della norma sull’omicidio del consenziente. Insomma, niente italiani al voto per decidere se si potrà o meno considerare legale interrompere la vita di una persona che ha deciso per il proprio fine vita.

Una decisione in un certo senso inattesa che la stessa Consulta in un comunicato stampa ha chiarito in quanto «a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili». Ha prevalso, almeno in questa occasione, la tutela del diritto alla vita su tutto e proprio questo ha destato sorpresa visto che ormai il relativismo sembra aver preso il sopravvento su ogni aspetto della vita.

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C’è però chi già parla di “effetto Amato” sulla sentenza, visto che questa è stata la prima decisione presa dalla Corte costituzionale dopo l’elezione a presidente di Giuliano Amato. Comunque sia la politica può tirare un sospiro di sollievo visto che un referendum su questo tema avrebbe sconquassato non poco i già delicati equilibri politici, sia all’interno della maggioranza di governo sia nelle singole coalizioni. A cominciare dal centrodestra.

Le reazioni del Centrodestra

Soddisfatta della decisione Giorgia Meloni che a caldo ha commentato giudicando «sacrosanta la decisione della Corte costituzionale». Per la leader di Fratelli d’Italia questo referendum «avrebbe scardinato il nostro ordinamento giuridico, da sempre orientato alla difesa della vita umana e alla tutela dei più fragili e deboli. Una sentenza di buon senso». Più fredda la reazione di Matteo Salvini, a conferma che anche su questo tema continuano le divisioni tra FdI e Lega: «Sono dispiaciuto, la bocciatura di un referendum non è mai una buona notizia».

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Ma anche in Forza Italia le voci critiche per la bocciatura della Consulta non mancano. Il sottosegretario Sisto si dice «mai soddisfatto quando i referendum vengono respinti perché resta senza risposta la spinta popolare da cui hanno tratto vita. Poi si può essere d’accordo o meno con il tema, ma questo è tutto un altro discorso».

Delusi Letta e Conte

Delusione, invece, nel campo del centrosinistra dove più si attendeva il via libera alla consultazione referendaria e che ora spinge a guardare avanti, in particolare alla legge sul suicidio assistito in discussione alla Camera. Così il segretario del Pd, Enrico Letta, invita «a spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito, secondo le indicazioni della Corte stessa». Anche il leader del M5S, Giuseppe Conte si rivolge al Parlamento spiegando che «su eutanasia non possiamo gettare al vento le firme e la partecipazione dei cittadini. È imperativo del Parlamento dare una risposta subito a tutela della dignità di tante persone e famiglie che soffrono. Il M5S c’è, abbiamo già un testo: basta attese».

Insomma, adesso gli occhi sono puntati sull’Aula di Montecitorio dove a breve potrebbe arrivare il testo sul fine vitae fermo in Commissione Giustizia. Un approdo che però rischia di accendere gli animi e soprattutto di creare spaccature profonde all’interno dei vari schieramenti. Infatti, già il ministro Mariastella Gelmini mette le mani avanti e chiarisce: «E’ un tema delicato che interroga la coscienza di ciascuno di noi e anche la fede di ciascuno di noi. Mi auguro che in Parlamento ci sia come spesso è accaduto in passato libertà di coscienza».

Difficile però prevedere come finirà

Sulla base delle recenti esperienze appare quanto mai improbabile che una maggioranza non politica riesca a condurre in porto una legge talmente importante sul piano etico. Senza considerare che la stessa legislatura sta volgendo al termine e che con tutta probabilità già verso la fine di dicembre o al massimo agli inizi di gennaio 2023 Mattarella potrebbe sciogliere il Parlamento. Difficile, quindi, ipotizzare che ci siano i tempi necessari per approvare un simile provvedimento.

Eutanasia a parte però l’attenzione verso la Consulta non si spegne. Infatti, dopo il no al fine vita rimangono in attesa di giudizio altri quesiti referendari, in particolare i 6 proposti dalla Lega sulla Giustizia. Da oggi fino al week end ogni momento sarà buono per la pronuncia. E chissà che anche su questi non si faccia sentire l’’effetto Amato’, e stavolta nel senso di mandare gli italiani a votare per cambiare la giustizia italiana. Della serie se non c’è riuscita la politica, lo faranno gli italiani. E scherzo del destino sarebbe a 30 anni da Tangentopoli.

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