Il convegno a ‘La Contea’ per non dimenticare le foibe e l’esodo Giuliano-Dalmata

Tantissimi all’iniziativa «Aspettando il Giorno del ricordo» organizzato dal Centro studi presieduto da Luciano Schifone

Dei massacri delle foibe, le 350mila vittime infoibate, qualcuna addirittura ancora viva, nelle grandi caverne verticali tipiche della regione carsica del Friuli Venezia Giulia e dell’Istria, colpevoli soltanto di pensarla diversamente dal dittatore jugoslavo Tito e dalle truppe rosse da lui capeggiate; l’esodo Giuliano-Dalmata ovvero l’emigrazione forzata della maggioranza dei cittadini di nazionalità e di lingua italiana dalla Venezia Giulia (comprendente il Friuli Orientale, l’Istria e il Quarnaro) e dalla Dalmazia, nonché di un consistente numero di cittadini italiani (o che lo erano stati fino poco prima) di nazionalità mista, slovena e croata, si è sempre parlato poco. Molto poco. Anzi!

Era la primavera del 1945 e, per oltre settanta anni l’establishment culturale ufficiale italiano ha finto che non esistessero, anzi, peggio ancora, ha cercato disperatamente di nasconderli, coprendone le responsabilità. Ma dal 2004, giorno dell’istituzione della «giornata del ricordo», qualcosa, anzi, tanto, si è mosso. L’Italia ha scoperto l’esistenza delle foibe di cui solo dieci anni fa 2 italiani su 3 erano all’oscuro.

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Nei giorni scorsi il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (composto da 5 senatori e 5 deputati per garantire la partecipazione paritaria dei rappresentanti di maggioranza e opposizione) presieduto da Adolfo Urso, ha ordinato la desecretazione del rapporto del 1945 sulla condizione degli internati italiani in Jugoslavia, facendo emergere le voci dell’orrore titino: «italiani torturati e uccisi». Il presidente dell’Anpi di Milano, Cenati, con un podcast sul giorno del ricordo, parlando di «dramma rimosso colpevolmente», ha detto «basta al silenzio delle foibe».

Speriamo sia davvero l’inizio

Moltissime amministrazioni comunali, anche quelle guidate da sindaci di sinistra, fra cui quella di Torre Annunziata, hanno fatto affiggere manifesti per ricordare i massacri delle Foibe e l’esodo Giuliano-dalmata. Speriamo sia davvero l’inizio della costruzione di una conoscenza e condivisione della storia patria che consenta a tutti di guardarsi negli occhi, renderci conto degli errori reciprocamente commessi, stringerci la mano, riconoscere che il passato è passato (la ripetizione è voluta, dà ancora di più l’idea) e magari, anche, di ricominciare a litigare, ma senza mai perdere di vista gli interessi veri del Paese e contribuire insieme alla costruzione del suo futuro.

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E questo, a scorno di qualche dispensiere instancabile d’odio (come l’ultimo samurai, che si rese conto della fine della seconda guerra mondiale solo ne 1974) il rettore dell’Università per stranieri di Siena, Tommaso Montanari, continua a infamarne il ricordo.

E ieri, nella sede del Centro Studi la Contea a Napoli, uno dei circoli culturali e di ricerca storica più attivi del centrodestra di Napoli e Provincia, presieduto dall’onorevole Luciano Schifone, nell’ambito dell’iniziativa «Aspettando il Giorno del Ricordo» si è discusso proprio di «I Massacri delle Foibe e l’Esodo Giuliano-Dalmata».

Una platea attentissima, composto da anziani, ma con la partecipazione anche di tantissimi giovani pieni di voglia di sapere e conoscere la storia del proprio Paese – nel rispetto delle disposizioni anti-covid (mascherine e distanziamenti personali) – hanno seguito gli interventi dei relatori.

Schifone: «Il ricordo deve essere un momento fondamentale»

«Per decenni il sistema politico italiano ha “voluto” dimenticare e trascurare la storia di 350mila profughi cacciati dalle loro case dai comunisti titini e altre migliaia di vittime colpevoli solo di essere italiani» ha detto il presidente della Contea, nell’aprire la manifestazione dopo la proiezione del filmato ‘Undicesimo comandamento, non dimenticare: Magazzini 18’ di Simone Cristicchi, nell’introdurre il dibattito e salutare i partecipanti.

«Il ricordo dei massacri e dell’esodo giuliano-Dalmata deve essere un momento fondamentale, non per alimentare scontri e conflitti bensì per costruire una memoria storica condivisa che deve rappresentare il cemento di una vera unità e coscienza nazionale unitaria», ha concluso Schifone.

Formicola: «Barbarie nascosta per decenni»

«Per decenni questa barbarie – ha detto Giovanni Formicola della Comunità Opzione Benedetto – che non fu etnica cioè nazionalista, ma comunista, è stata nascosta tanto che l’Agenzia ‘Astro 9’ nel fare un conteggio dei lanci d’agenzia pubblicati dal dopoguerra al 1990 ha rilevato che sono stati poco più di 30, poi 100 fino al 1995, negli anni più recenti sono arrivati a 200, poi sono ridiventati rarissimi e sono stati cancellati». La serata è stata conclusa dalla attrice e regista, Gioia Villa che, nel corso del suo intervento, ha recitato alcuni passaggi di libri dedicati a quei terribili eventi della primavera 1945.

 

Setaro

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