I partiti fanno i conti con lo tsunami della rielezione di Sergio Mattarella
Lo avevamo scritto quasi subito: il fattore M pesa e peserà sul futuro del sistema politico italiano. La rielezione di Sergio Mattarella non rappresentava soltanto una forzatura sul piano personale e costituzionale, ma anche un evento capace di condizionare il futuro politico del nostro Paese.
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Ed infatti nemmeno due settimane e tutto l’arco delle forze politiche è sconquassato e messo sottosopra. Dalle leadership, che escono fortemente ridimensionate, alle singole alleanze tutto sembra essere preda di un vorticoso rimescolamento dove nulla sembra scontato.
Soltanto al momento la nuova legge elettorale sembra rimanerne fuori, rimasta nel frigorifero, così come il presidenzialismo riguardo il quale vanno annotate le reazioni negative di Enrico Letta e di Repubblica con l’editoriale di ieri di Ezio Mauro. Complice il fatto che all’interno degli stessi partiti non tutti sembrano pensarla allo stesso modo riguardo un ritorno al proporzionale.
Discorso diverso, invece, per schieramento ed alleanze su cui il fattore M ha assunto le sembianze di un vero e proprio tsunami. Del Centro, ad esempio, e del rinnovato orgoglio centrista negli ultimi giorni si è detto e scritto tanto al punto che a breve dovrebbe nascere anche il nuovo contenitore politico che unirà in matrimonio Matteo Renzi e Giovanni Toti. Anche se su questo si registrano le forti resistenze del sindaco Brugnaro, sodale proprio di Toti, che non ha alcuna intenzione di lasciare il centrodestra per tentare l’avventura con l’ex premier fiorentino.
Senza contare che sulle velleità neo centriste si segnala la brusca retromarcia di Carlo Calenda che senza troppi giri di parole ha detto che il Centro gli fa schifo. È evidente, però, che il futuro del Centro e le relative iniziative dipenderanno molto dalla legge elettorale e da una possibile svolta in senso proporzionale.
Centrodestra «sciolto come neve al sole»
Sul fronte Centrodestra, a sua volta, il fattore M ha avuto un effetto dirompente, facendo letteralmente saltare in aria l’alleanza. Matteo Salvini ha parlato di un Centrodestra «sciolto come neve al sole» e della necessità di un anno di tempo per ricostruirlo. Dal canto suo Forza Italia ha colto l’occasione per rivendicare un ruolo centrale e decisivo nella coalizione, tornando a ribadire che «senza i moderati non si vince». Da qui l’attivismo dell’anziano leader, Silvio Berlusconi, che proprio ieri ha annunciato un editoriale a settimana sulle frequenze di RMC.
Di contro è a Fratelli d’Italia ed a Giorgia Meloni che il fattore M sembra aver fatto bene, visto che i sondaggi di popolarità ormai piazzano il partito a soli 3 decimali dal Pd, ancora primo partito italiano ma per poco. Insomma, ormai nulla sembra essere scontato in questo lato dello schieramento politico, ed anche in una competizione politica scandita dal proporzionale Fratelli d’Italia punta a fare bottino pieno e prenotare la prima poltrona di Palazzo Chigi per sé.
Lo scontro tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio
Ma il fattore M non sta lasciando indenne nemmeno il Centrosinistra. Se almeno il Pd, il partito del presidente Mattarella, sembra rimanerne immune, non si può dire lo stesso del M5S. Qui dal giorno dopo l’elezione di Mattarella è ufficialmente venuto alla luce lo scontro tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio per la leadership del Movimento, al punto che quest’ultimo ha anche annunciato le dimissioni dal Comitato di Garanzia. Una decisione che suona come volersi riappropriare di uno spazio libero di manovra.
Competizione che adesso trova un’ulteriore variabile nella decisione del Tribunale di Napoli che, a seguito di un ricorso di tre ex attivisti, ha di fatto dichiarato illegittima la modifica dello Statuto e la successiva nomina di Conte a guida del Movimento. In breve, i Cinquestelle non hanno più un leader ed ora Beppe Grillo, che continua ad essere il ‘garante’ del M5S, dovrebbe procedere immediatamente alla nomina del Comitato Direttivo.
Dal canto suo Conte chiarisce che «la mia leadership nel M5S non dipende dalle carte bollate, si basa ed è fondata sulla profonda condivisione di principi e valori»; e rilancia spiegando dagli studi di ‘Otto e mezzo‘: «Alla sospensione si risponde con un bagno di democrazia. Erano già in programma delle modifiche dello statuto, si aggiungerà una ratifica da parte di tutti gli iscritti, anche quelli da meno di sei mesi, senza aspettare i tempi di un giudizio processuale».
Annunci e carte bollate a parte è evidente che la decisione del tribunale di Napoli serve soltanto a certificare una crisi di leadership che nei fatti era già scoppiata ed evidente a tutti un minuto dopo l’elezione bis di Mattarella.
Insomma, nessuno poteva immaginare che la rielezione di Sergio Mattarella fosse foriera di tali sconvolgimenti. E pensare che siamo soltanto a poco più di una settimana dal suo bis.
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