de Carolis di Prossedi: «La prescrizione ha falcidiato il 32% dei processi in Appello»
Sono 57 mila 293 i processi penali pendenti dinanzi alle sezioni penali della Corte d’Appello del Distretto di Napoli. Il dato è stato fornito dal presidente Giuseppe de Carolis di Prossedi, che ha inaugurato stamattina, con una cerimonia on-line, l’anno giudiziario. Più di 10 mila sono stati nel 2021 i processi definiti, ma nel frattempo se ne sono aggiunti più di 12 mila. Nella sua relazione – già anticipata nei giorni scorsi in una conferenza stampa -, il presidente della Corte d’Appello ha segnalato che la prescrizione ha falcidiato quest’anno il 32% dei processi in appello.
Indice Articolo
- «Impossibile riuscire a rispettare il termine introdotto dalla legge di riforma del processo penale»
- Riello: «Due soli clan controllano da soli l’intera area metropolitana»
- Tafuri: «La legislazione dell’emergenza ha ridotto sensibilmente gli spazi della difesa»
- «Prestare attenzione alle rivendicazioni della magistratura onoraria»
«Impossibile riuscire a rispettare il termine introdotto dalla legge di riforma del processo penale»
La carenza di organico negli ufficio della Corte d’Appello e del Tribunale di Napoli Nord – ha aggiunto de Carolis di Prossedi – «rende impossibile riuscire a rispettare il termine introdotto dalla legge di riforma del processo penale, di due o tre anni decorrenti dal novantesimo giorno dalla scadenza dei termini di deposito della sentenza di primo grado». Oltrettutto – ha proseguito il presidente della Corte d’ Appello – «i tribunali del distretto trasmettono alla Corte di appello gli atti relativi a processi con imputati liberi dopo diversi mesi dalla scadenza dei termini di impugnazione e spesso con ritardi anche maggiori, per cui molti processi potrebbero addirittura diventare improcedibili prima ancora del pervenimento degli atti in Corte di appello».
«Le piante organiche del personale amministrativo sono rimaste invariate, nei sei anni del mio incarico – ha concluso de Carolis di Prossedi -.Quelle dei magistrati sono state aumentate in modo assolutamente insufficiente e squilibrato e i posti del settore penale della Corte di Appello continuano a rimanere vacanti. In particolare, le modalità di intervento sulle piante organiche dei magistrati, prima stabili poi anche flessibili. La situazione che in tal modo si è reiterata cristallizza una disparità che non consente di conseguire la necessaria inversione di tendenza che potrebbe garantire in tempi brevi il perseguimento degli obiettivi del PNRR».
Riello: «Due soli clan controllano da soli l’intera area metropolitana»
Ha parlato di organizzazioni criminali, invece il Procuratore generale di Napoli, Luigi Riello secondo cui non è più valido lo schema di una camorra «polverizzata», rispetto ad una mafia organizzata militarmente. «Due soli clan, l’Alleanza di Secondigliano e l’organizzazione dei Mazzarella, attualmente controllano da soli l’intera area metropolitana di Napoli» ha affermato il Procuratore generale di Napoli.
«L’ ‘Alleanza di Secondigliano’ – ha aggiunto Riello – è l’obbiettivo principale dell’azione della DDA. Evidenziato anche, nella relazione del PG l’abbassamento di età dei nuovi affiliati ai clan. «Ormai si può essere boss a 18 anni, a 15 si partecipa a fatti criminali. I minorenni di alcuni quartieri hanno come modello l’‘eroe’ di “Gomorra”». Per il recupero della devianza minorile, Riello ha auspicato «percorsi educativi molto più stringenti».
Tafuri: «La legislazione dell’emergenza ha ridotto sensibilmente gli spazi della difesa»
Del diritto di difesa ha parlato il presidente degli avvocati di Napoli Antonio Tafuri. «Se è vero che l’effettività dei diritti passa attraverso i mezzi approntati dall’ordinamento per garantire il loro rispetto, l’Avvocatura è preoccupata che la fretta del giudice o del conciliatore si trasformi in superficialità imposta da norme procedurali ispirate alla cultura della rapida definizione ad ogni costo» ha spiegato Tafuri nel corso del suo intervento. «La legislazione dell’emergenza – ha continuato – ha introdotto nuove modalità di celebrazione dei processi riducendo sensibilmente gli spazi della difesa».
«Torniamo a chiederci – ha detto anche Tafuri – quali siano le fondamenta democratiche dello Stato, riscopriamo che lo Stato non ha il compito di concedere i diritti ma di riconoscerli, ribadiamo che il riconoscimento dei diritti, per essere veramente il frutto della democrazia, deve germogliare dalla partecipazione di tutti i soggetti coinvolti».
Il presidente degli Avvocati napoletani ha ricordato «l’incessante attività dei Consigli dell’Ordine nella loro funzione di rappresentanza della classe forense territoriale e di amministrazione di una popolazione di circa 27mila avvocati e quasi 10mila praticanti» e, anche, il ruolo essenziale dell’Avvocatura che «non può tradire il compito che ci siamo assegnati e proprio per questo ci aspettiamo e chiediamo che la Giurisdizione sia esercitata in modo efficiente e giusto».
«Prestare attenzione alle rivendicazioni della magistratura onoraria»
Dagli avvocati napoletani parte anche un monito alle forze politiche del Paese «a prestare attenzione alle rivendicazioni della magistratura onoraria, che proprio in questi giorni sta attuando una nuova astensione dalle udienze per manifestare la propria insoddisfazione sulla riforma. Il destino dei processi è strettamente legato anche all’operato dei giudici onorari. I processi di riforma hanno visto purtroppo la marginalizzazione del ruolo dell’Avvocatura, trascurando il dato che la Giustizia riguarda tutti e dunque certamente gli avvocati per la loro indiscussa funzione sociale e costituzionale di custodi e garanti dei diritti e delle libertà».
«Il recupero della credibilità della Giurisdizione e il rinnovo della fiducia dei cittadini nelle Istituzioni non possono essere conseguiti senza il contributo dell’Avvocatura. È anacronistico pensare che nei Consigli Giudiziari la presenza degli avvocati sia esclusa proprio sulle valutazioni dei magistrati e che il dibattito sia limitato alla concessione di un simulacro qual è il diritto di tribuna».
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