Oggi le scuole dell’infanzia, elementari e medie della Campania hanno riaperto i battenti. In alcune città chiuse per disposizione dei sindaci
Il Tar della Campania ieri ha sospeso l’ordinanza del governatore Vincenzo De Luca che rimandava a fine gennaio la riapertura. In realtà, nel dispositivo firmato dalla presidente Maria Abbruzzese, si specifica che una decisione definitiva si avrà il prossimo 8 febbraio. Ma nel frattempo la sentenza ci va pesante nei confronti del governatore. Parole di fuoco che bocciano quanto fatto da Palazzo Santa Lucia negli ultimi due anni.
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Prevale il decreto del Governo
Ma partiamo dal dato nazionale che emerge dalla sentenza. Secondo il Tribunale amministrativo campano sulla riapertura delle scuole sarebbe già intervenuto il governo Draghi (di cui ha accolto il ricorso) con un «decreto legge di rango primario, e dunque sovraordinato rispetto all’eventuale esercizio del potere amministrativo» e che esclude «l’emanazione di ordinanze contingibili che vengano a regolare diversamente i medesimi settori di attività». La Regione, spiega il dispositivo, potrebbe intervenire solo per colmare eventuali vuoti lasciati dall’Esecutivo nazionale. Vuoti che Maria Abbruzzese non ravvisa.
Gravità della situazione senza riscontro
Inoltre la paventata gravità della situazione non troverebbe riscontro visto che la Campania non è «classificata tra le “zone rosse” e dunque nella fascia di maggior rischio pandemico e che il solo dato dell’aumento dei contagi nel territorio regionale, neppure specificamente riferito alla popolazione scolastica e peraltro neppure certo e la sola mera possibilità dell’insorgenza di “gravi rischi”, paventata in termini di eventualità, non radicano (né radicherebbero) per sé solo la situazione emergenziale, eccezionale e straordinaria, che, in astratto, potrebbe consentire la deroga alla regolamentazione generale».
Nessun miracolo, carente previsione di adeguate misure per scongiurare il rischio
Quello che che conta di più però è il fatto che il Tar non si sia limitato solo ad analizzare il dato epidemiologico e legislativo. Ma abbia messo a «nudo» tutti problemi che attanagliano la Campania smontando finanche la narrazione fatta dal governatore e dai suoi adepti negli ultimi messi. Narrazione secondo la quale De Luca e company avrebbero compiuto miracoli nell’affrontare la pandemia e nel prevedere le conseguenze. Anzi, sarebbe stato incapace di proteggere il sistema scolastico e sanitario dall’acuirsi del problema.
Secondo il Tribunale «le rappresentate difficoltà del sistema sanitario regionale – si legge nella sentenza – , lungi dal giustificare l’adozione della misura sospensiva, dimostrano piuttosto la carente previsione di adeguate misure preordinate a scongiurare il rischio, ampiamente prevedibile, di “collasso” anche sul sistema dei trasporti». In pratica non si sarebbe lavorato nella giusta direzione per evitare che gli ospedali, ma anche i mezzi pubblici, andassero in affanno davanti a una nuova esplosione del contagio.
I focolai nelle scuole
Tra le motivazioni che hanno spinto la Regione a decidere per la sospensione c’è anche l’alto numero di contagi negli istituti campani che avrebbero potuto generare nuovi focolai. In pratica docenti, alunni e personale scolastico, tornando a casa, avrebbero distribuito in lungo e in largo il virus infettando parenti e amici. Per il Tribunale invece non risulta «alcun “focolaio” né alcun rischio specificamente riferito alla popolazione scolastica, generalmente intesa».
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