Zaia, dà la colpa ai «no vax insofferenti». Ma i cattivi maestri sono i «migliori» di Draghi

di Mimmo Della Corte

L’esempio d’irrispettosità per regole, democrazia e Costituzione, arriva da chi governa

In ritardo sulla manovra e sulla definizione del Pnrr che per quella data non saranno pronti, superMario anticipa a mercoledì 22 la conferenza stampa di fine d’anno. Cosa avrà da dire di cosi importante, da anticipare di 9 giorni il calendario? Chissà forse, del Quirinale o del titolo di “Paese dell’anno” che “l’Economist” ci ha attribuito, grazie a lui? Vedremo!

«Parte del Paese è insofferente a leggi e democrazia». Parola di Luca Zaia, governatore del Veneto. Si può essere d’accordo? Assolutamente, si! Ma solo in parte. Il già ministro delle politiche agricole del governo Berlusconi, infatti, restringe ai «no vax insofferenti» il numero di quelli che contestano «regole e democrazia».

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Attribuendo, solo a loro la colpa di una realtà sempre più difficile da gestire, non attiene soltanto alla questione vaccini e pandemia, ma anche alla democrazia nella sua accezione più ampia. Compresa quella politica e di governo. Nei cui confronti il dissenso è molto più esteso e significativo di quel 15% di italiani che – più impaurito che rassicurato, dalla confusione, la scarsa trasparenza, l’eccesso di allarmismo di partiti e mass media, per spingerli ad offrire il braccio alla siringa – anziché vaccinarsi, temendo eventuali eventi avversi, preferisce darsi alla fuga. Magari in compagnia dei propri figli.

Che, poi, è la stessa strategia di quel 56% (molti dei quali, probabilmente, giovedì in piazza per lo sciopero di Cgil e Uil) di delusi dalla politica, che sceglie di infilare la testa sotto la sabbia piuttosto che votare. Comportamenti non condivisibili e condannabili, ma – in entrambi i casi – assolutamente comprensibili.

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Dal 2011 sei premier nominati dal Presidente

Sia gli uni che gli altri, si rendono conto di essere praticamente inascoltati da una politica che – senza assumersi responsabilità per ciò che succede – va avanti, senza dar conto a nessuno delle proprie azioni. Tant’è che da 11 anni, la sinistra, anche se perde le elezioni continua a governare. E dal 2011 a oggi, si sono avvicendati 4 premier (Monti, Letta, Renzi e Gentiloni) “nominati” da Napolitano e 2 (Conte e Draghi) da Mattarella.

Gli ultimi due a pandemia scoppiata e tutti della stessa area politica e con maggioranze raccogliticce. E a due anni della dichiarazione dello stato d’emergenza – tra dpcm, locdkown, chiusure totali, dad, restrinzioni varie, la chiusura di oltre 300mila imprese, cali di Pil e posti di lavoro, e senza fare alcunché per migliorare trasporti locali, situazione ospedaliera e scuola – a dispetto della Costituzione, che la prevede massimo per due anni, l’esecutivo Draghi, ha deciso di prorogarla – non però, per i balzelli, da pagare subito – fino al 31 marzo 2022.

Una prosecuzione imposta non dalla realtà pandemica, bensì dall’esigenza di tenere superMario avvitato alla poltrona di palazzo Chigi, impedendogli la scalata al Colle. E non perché lo ritengano insostituibile alla guida del Governo o inadeguato al Quirinale. Anzi! Se potessero – vista la tensione fra e dentro i partiti della maggioranza, con lui, che sente tutti ma non ascolta nessuno, andando avanti praticamente da solo – non ci penserebbero su due volte a promuoverlo per rimuoverlo. Ma preferiscono evitarlo.

Potrebbero conseguirne lo scioglimento delle Camere e il ricorso alle urne

Il che, converrebbe soltanto alla Meloni e Fd’I che sarebbero gli unici a guadagnare seggi, nonostante il taglio dei parlamentari. Gli altri non possono permetterselo. Fra “riduzione” e non rieletti, in tantissimi potrebbero rimetterci scranno e stipendio. Per cui, magari mugugnando, sopporteranno anche l’ennessima dimostrazione d’irrilevanza politica, concedendo senza “fiatare” anche 29° e 30° «si» fiduciario al Governo Draghi.

Alla manovra 2022 che arriverà in Senato martedi per essere approvata – in considerazione del ritardo sui tempi statuiti, a strettissimo giro di posta e subito girata alla Camera per ottenerne il definitivio «via libera» prima di San Silvestro – e ai 51 obiettivi Pnrr, per i 24 mld della prima rata del “Recovery”. Diciamola tutta: l’esempio d’irrispettosità per regole, democrazia e Costituzione, arriva da chi governa. I cittadini sbagliando, si comportano di conseguenza. Purtroppo!

Setaro

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