Continue riunioni e puntuali rinvii delle sedute
Ancora stallo. Non accenna a sbloccarsi il confronto tra le forze politiche sulla legge di Bilancio 2022, che ormai da settimana è impantanata al Senato e dove, pericolosamente, si assiste all’avvicinarsi della scadenza di fine anno e quindi dell’esercizio provvisorio di bilancio.
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Continue riunioni e puntuali rinvii delle sedute della Commissione bilancio che hanno portato allo sconfortante risultato che finora nemmeno un emendamento è stato discusso e votato. Con la conseguenza che bisognerà procedere a tappe forzate per rispettare l’impegno del via libera di Palazzo Madama entro Natale, per poi consegnare il testo alla Camera dei deputati giusto in tempo per l’approvazione finale prima della fine dell’anno. Pena, come detto, l’esercizio provvisorio di bilancio. E naturalmente ricorrendo al voto di fiducia e quindi comprimendo confronto, dibattito e discussione.
E meno male che doveva essere il governo dei migliori
Invece, si rischia di eguagliare quanto fece il Conte bis che portò la manovra in Senato per l’approvazione finale lo scorso anno il 30 di dicembre. Ed è presumibile che accadrà lo stesso, anche se stavolta si tratterà di Montecitorio.
In effetti che non sarebbe stato un esame semplice lo si era capito dall’enorme mole di emendamenti presentati: oltre 6mila di cui il 90 per cento della maggioranza. Da qui l’estenuante corsa per ridurre il numero e trovare sui punti critici le necessarie intese. Obiettivo che ancora non è stato raggiunto.
La maggioranza punta ad avviare il confronto in Commissione da domani per terminare il lavoro lunedì, così da consegnare il tutto all’Aula per martedì. Oggi il governo dovrebbe presentare il pacchetto di emendamenti, tra cui quelli sulle bollette e il fisco. Ma ancora da definire è l’intesa sul superbonus, su cui il M5S continua a chiedere più coraggio al governo, e soprattutto sul rinvio delle cartelle esattoriali.
Matteo Salvini, le tasse e la Cgil
Ieri Matteo Salvini è tornato a chiedere «il taglio delle tasse», ponendolo come priorità. E a chi gli ricordava dei ritardi, il leader leghista rispondeva che «siamo al lavoro per tagliare le tasse. Siamo al governo per trovare altri soldi per tagliare le bollette, noi abbiamo un metodo opposto a quello della Cgil, che dice solo no».
Stilettata alla Cigl che insieme alla Uil ieri è stata protagonista dello sciopero generale. Adesioni «oltre l’85 per cento» hanno prontamente annunciato gli organizzatori, sottolineando che «da Nord a Sud sono tanti i lavoratori e le lavoratrici che hanno incrociato le braccia, tanti quelli che hanno riempito le cinque piazze in cui si sono tenute le manifestazioni, a Roma, Milano, Bari, Cagliari e Palermo». Soddisfazione che però cozza con i numeri diffusi da Confindustria che parla di un’adesione inferiore al 5 per cento.
Fratelli d’Italia in attesta dei temi
Tornando alla manovra la maggioranza spera oggi di poter finalmente uscire dallo stallo ed iniziare a lavorare in Commissione. E chiaramente molto dipenderà anche da Fratelli d’Italia, l’unica opposizione, che attende di sapere quali temi il governo intenderà accogliere nella sua manovra. È evidente che una rottura con FdI significherebbe iniziare in salita i lavori della Commissione e con tutta probabilità andare in Aula senza aver chiuso il provvedimento. Ecco perché oggi anche questo punto dovrà essere affrontato e risolto.
E senza dubbio a poco servirà l’endorsement arrivato proprio ieri dall’Economist a Mario Draghi e il suo governo. Il giornale britannico ha incoronato l’ex governatore della Bce dichiarando l’Italia paese dell’anno 2021. L’ennesima conferma, secondo alcuni, che all’estero un possibile trasloco di Draghi al Colle non è visto positivamente.
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