Quando Cossiga, ospite in Tv di Luca Giurato, previde Mario Draghi …

di Rino Nania

Draghi svolge il suo ruolo tutto ben orientato a seguire quanto la regia internazionale gli suggerisce a tutto discapito degli interessi italiani

Mi risuonano ancora le frasi che il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga pronunciò in una trasmissione televisiva, diretta da Luca Giurato, per apostrofare Mario Draghi quale ipotetico, a quel tempo, futuro Presidente del Consiglio. Ovviamente sono qualificazioni che non sono ripetibili, ma molti ancora su youtube possono ascoltarle.

Tuttavia in quella occasione quando Francesco Cossiga, con spirito ardimentoso e coraggioso, continuava a narrare la storia di Mario Draghi e ricordava a tutti che questi, da Direttore Generale del Tesoro, aveva svenduto il patrimonio nazionale dell’industria pubblica ai vecchi potentati internazionali probabilmente ispirato da Goldman Sachs esplicitava una qualche verità raccontando la storia di ciò che è accaduto ovvero anticipando i tempi degli effetti di una cattiva regia di cui Draghi era già un attore con le sue tare.

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Questo giudizio è rimasto negli annali della televisione italiana e nessuno più lo dimentica nonostante il rituale ed atavico oblio che spinge la memoria a spegnersi con l’andare del tempo. Ma come disse qualcuno più saggio di noi il sonno della storia genera mostri.

Ebbene qui si rischia di realizzare quella terribile e drammatica profezia non più con i beni pubblici e con il patrimonio dello Stato con la vendita dei suoi gioielli, ma impoverendo tutte le famiglie italiane che, con i propri risparmi e con i propri sacrifici, hanno accumulato quei tesoretti utili per far tirare a campare le nuove generazioni.

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I risparmi per acquistare la casa

Quel buon esempio oggi viene rimproverato e sta per essere definitivamente intaccato. Difatti se quei risparmi sono serviti ad acquistare la casa di proprietà, a sostenere in tempi di crisi i figli, mantenendo in vita quelle unioni familiari messe a rischio dall’inflazione, dalla disoccupazione diffusa (soprattutto al sud) e soprattutto dalla paura di non potere e/o sapere più affrontare il quotidiano con la dovuta e necessaria serenità oggi si rischia di dilapidare quel valore raggiunto.

E, così, adesso si arriva a guardare al futuro più poveri, sfiduciati e meno avveduti di prima. Questo è il quadro in cui interviene Draghi che svolge il suo ruolo tutto ben orientato a seguire quanto la regia internazionale gli suggerisce a tutto discapito degli interessi italiani. La casa, quale bene immobiliare per eccellenza, perde sempre più valore d’acquisto e con i bonus rischia di perdere ulteriore pregio laddove le nuove catastazioni, previste legislativamente, determineranno un valore fittizio di fatto sul quale far gravare ulteriori sistemi tassativi.

L’immobile finisce col non essere più un bene rifugio

Se teoricamente i bonus sarebbero dovuti servire a riqualificare l’esistente patrimonio immobiliare tuttavia l’aumento esponenziale dei prezzi dei materiali (fino a raggiungere per il rame il 200%, per l’acciaio il 100% e per il resto quasi al 30%) faranno sin d’ora aumentare i costi di ricostruzione tutto e sempre a carico delle famiglie e dei piccoli imprenditori, che per poter sostenere questo tipo di investimenti e programmazione sovranazionale dovranno chiedere l’anticipazione delle somme utili e necessarie alle banche che ovviamente lucreranno, fagocitando le attività tese a resettare l’economia sempre a tutto vantaggio degli istituti bancari.

Questo fa prevedere un gioco al massacro tutto orientato al disfacimento dei valori esistenti, dei paradigmi classici che guardano alla famiglia sturzianamente, ovvero come momento di qualità del vivere comune e soprattutto come garanzia suprema del vincolo di solidarietà.

A tutto ciò Draghi fornisce la sua presenza di pilota automatico, guardando agli interessi superiori quelli dell’universo finanziario mondiale che useranno i servi della glebalizzazione, siano essi piccoli imprenditori, professionisti e/o ultimi fruitori di servizi e tenutari di beni, che saranno definitivamente sfruttati dal sistema in cui la politica, quale sede di tutela degli interessi generali, non esiste più e che si è ridotta ad essere l’ancella servile della finanza.

Di questo disegno Draghi potrebbe impersonare la sintesi, ovverosia un presidente della Repubblica o del Consiglio che dipana la matassa per consegnare il filo con il quale tessere e costruire il cappio per porre definitivamente fine alle speranze.

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