Ferragnez: lo scoppio del futuribile, il ritorno del nichilismo, ovviamente, aggiornato

di Rino Nania

Un ritorno da evitare per difendere libertà e democrazia da un blob nauseante fatto di omologazione senza cultura, senza sensibilità e senza valori

Si sta costruendo l’ultima versione aggiornata del nichilismo che oltrepassando la interpretazione di Nietzsche si decompone al punto da divenire la pantomima di un gioco della storia destinato a divenire apocalittico.

I protagonisti di questa prossima disintegrazione sono la coppia costituita da Fedez e Ferragni. Dopo la gestione societaria capitalistica del loro stare al mondo (vedi la partecipazione nella società dei Della Valle) oggi arriva una serie TV che li rende visibili col loro universo di riti e credi, di estetica stucchevole e di etica precaria, fino a giungere a costituire un nuovo partito politico virtuale.

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Così in questo viatico anche il pianto di Fedez frutto della terapia di coppia evoca complesse e plurali fragilità che non vengono più custodite con discrezione ed eleganza, ma evocano le definitive storture di un sistema sempre più specchio di ‘The Truman show’.

In questo si avverte una nuova rappresentazione di un climax rappresentativo di un vuoto che si deve riempire a tutti i costi e progressivamente di stereotipi fatti di facili approdi di prese di posizione come le battaglie di genere, che servono sempre più a distrarre che a concentrarsi sulle ragioni plausibili dei valori scelti, che mirano a disaggregare l’esistente con la disintegrazione della famiglia nonostante siano loro una coppia famiglia, che esaltano la tutela del bene ambiente e poi si riducono ad essere interpreti di una sorta di valori placebo/feticcio.

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Se questo è il futuribile…

Pur essendo lo specchio del politicamente corretto forniscono la pura finzione di una rivolta fatta di ipocrisie e luoghi comuni, di vuoti a perdere in una concezione il cui il ‘like’ sia segno che traccia le dimensioni del livello raggiunto di volubilità e nichilismo, di effimero e di usurabile. Se questo è il futuribile che si sta programmando fatto di «icone senza un perché» allora incasellare questo nuovo tassello nel puzzle impazzito della contemporaneità malata è solo il segno di un definitivo non ritorno.

Quello che ci porta in una sceneggiatura fatta di paradigmi esiziali quelli che ci vogliono algoritmi senza libertà, sempre più schiavi di un dominio non controllabile. Così oggi l’unica via praticabile è la ribellione di Ortegay Gasset, quella che critica la dimensione secondo cui «Caratteristica della nostra epoca: non che l’uomo volgare ritenga d’essere eccellente e non volgare, ma che proclami e imponga il diritto della volgarità, o la volgarità come un diritto».

Ovvero libertà e democrazia sono gli unici beni da difendere in un itinerario di rivolta ed inquietudine capace di resistere ad un blob nauseante fatto di omologazione senza cultura, senza sensibilità e senza valori.

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