Per il consigliere necessaria «una riflessione seria e non ideologica e riguardi l’intero fenomeno etichettato da molti come ‘porte girevoli’»
«Non comprendo francamente questo accanimento nei miei confronti. E non sono disponibile a diventare il capro espiatorio di contese altre, che non accetto vengano compiute sul mio nome e sulla mia onorabilità personale e professionale». Lo afferma il consigliere comunale di Napoli Catello Maresca dopo le polemiche scaturite dalla decisione del Csm di accettare la sua richiesta di reintegro nelle funzioni di magistrato.
«Non esiste nessun caso Maresca – spiega -, perché ho rispettato la legge, come hanno fatto Gennaro Marasca, assessore nella giunta regionale di Bassolino, Nicola Marrone sindaco di Portici, Nicola Graziano consigliere ad Aversa e Mariano Brianda consigliere a Sassari, tra i più recenti identici casi a me noti. Ma se ne potrebbero citare altre, quasi tutte esperienze legate ad un chiaro partito politico e mai da alcuno contestate. Per le quali giustamente non si è mai parlato di caso Marasca, caso Brianda etc».
«Nonostante questo accanimento personale che considero ingeneroso nei miei confronti, alla luce anche del marcato profilo civico da me tenuto nell’ stituzione consiliare, ritengo, comunque, che se questa può essere l’occasione, ben venga una riflessione sul ruolo dei magistrati, prestati alla politica» sottolinea.
«Che sia però una riflessione seria e non ideologica e riguardi l’intero fenomeno etichettato da molti come ‘porte girevoli’ e comprenda anche la posizione delle centinaia di colleghi, chiamati da ministri di partito a rivestire cariche politiche nell’esecutivo e che poi rientrano tranquillamente in servizio, conservando, peraltro, la sede di provenienza. Quando addirittura non vengono subito dopo ‘promossi’. Non si può parlare di indipendenza della magistratura a senso unico o solo quando conviene ad una certa parte politica» conclude Maresca.
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