Vivendi ha deciso di provare la spallata all’ad di Telecom Gubitosi, con l’obiettivo di strappare Tim Vision e i diritti sulla Serie A di calcio
Non sono un «negazionista», Sono convinto che esiste davvero un problema Covid-19; non sono un «no vax», ho fatto, due dosi del vaccino e al momento farò anche la terza e se anche la cosa non mi convince, non sono un «no green pass», che porto sempre con me e metto la mascherina come da disposizioni «scientifiche».
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Ciò che non accetto è questo ritornante terrorismo sanitario – le tv hanno ricominciato a dare i numeri 24 ore su 24 e i giornali a «cucinarci» quotidianamente paginate di pandemia – che ha generato un clima d’odio. E, ha diviso il Paese in «buoni», i vaccinati, (85%) e «cattivi», i non vaccinati, (15%), compresi gli inoculabili per motivi di salute che il 70% degli italiani e i governatori regionali, vorrebbero agli arresti domiciliari. Siamo, insomma, al «dejà vu», del «piano per salvare il Natale» 2020, riproposto per il 2021, per i «no vax» e con l’aggiunta del vaccino obbligatorio.
La sensazione è che il nostro futuro sia nel passato e questo sia saldamente nelle mani di Speranza, leader di un partito del 3,1%, eletto con sole 3.900 preferenze, ma inamovibile ed ascoltato come pochi.
Tant’è che il premier – preso da Pnrr e Recovery, legge bilancio 2022 e corsa al Colle – interviene così poco che niente sulle questioni Covid, lasciandone a Speranza la privativa, fingendo di non sapere che ha mentito in Senato, raccontando di non aver «mai interferito» sulla divulgazione del rapporto Oms che accusava l’Italia di gravi carenze nella gestione del Covid-19 e di non avere un piano pandemico, mentre dalle chat pubblicate su Rai e stampa si è scoperto il contrario: è intervenuto pesantemente con l’OMS Europa perché non fosse ripubblicato.
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Nelle scelte relative al virus, insomma, decide sempre lui, che, da due anni – con la collaborazione, in fatto, di rigidità, dei governatori in cerca di protagonismo – condiziona la vita di 60milioni di italiani, con lockdown, chiusure, mascherine, distanziamenti e green pass. Incurante che ciò significa bloccare le attività economiche di imprenditori e commercianti, trasformandole in costi da sostenere senza corrispettivi.
Il che ha determinato, nel solo 2020, il fallimento economico e la chiusura, di 327mila imprese e 500mila partite Iva, facendo crescere la povertà. E se è vero che i numeri dei contagi tornano a crescere e bisogna prorogare lo stato d’emergenza, se ne ricava, che tutto questo, non ha portato alcun giovamento neanche sul piano della lotta alla pandemia. Perché non tutto quello che andava fatto, è stato fatto e non tutto ciò che si è fatto, è stato fatto bene. E forse non solo in Italia, ma in Europa.
Intanto, Terna annuncia rincari di ulteriori 40 miliardi l’anno (150%) per la luce; l’inflazione è arrivata al top (3%) da 10 anni a questa parte; e il potere d’acquisto dell’euro, continua a perdere colpi, grazie al costo della energia, rimpolpato dalle verdi tasse «gretine». Un costo che potrebbe pesare sulle famiglie per ben 1,481 euro solo nel 2021. Per evitare questo rischio il ministro allo sviluppo economico, Giorgetti propone di utilizzare una parte dei fondi destinati al taglio delle tasse per «alleggerire le bollette». Un’idea tutt’altro che peregrina.
Ma il 25 novembre, a rimetterci sarà, però, l’Italia sottoscrivendo con Macron il «Patto del Quirinale», un accordo bilatelare fra Francia e Italia, su temi come: industria, difesa, spazio, pesca, gestione migranti, confini marittimi e terrestri. Se ne sta discutendo da 2 anni, ma nessuno ne è stato informato.
Patto del Quirinale, né gli italiani, né il Parlamento che non ha potuto metterci bocca, perché?
E dopo la firma, nessuno potrà intervenire, come mai? Non sarà perché – dopo aver ceduto il 21 marzo del 2015 – alla stessa Francia con il trattato di Caen, firmato da Gentiloni, anche allora nel silenzio mediatico – le acque territoriali a nord della Sardegna, a est, a ovest e verso la Liguria – stiamo cedendo un’altra fetta di sovranità italiana e, probabilmente, fondi «Pnrr spazio» ai transalpini? Già. E non finisce qui.
Vista la coincidenza temporale, sembra quasi un premio per aver tentato 7 giorni fa di sputtanare Napoli. E non finisce qui. Vivendi, infatti, ha deciso di provare la spallata all’ad di Telecom Gubitosi, con l’obiettivo di strappare la piattaforma streaming (Tim Vision) e i diritti sulla Serie A di calcio.
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