Da oggi la manovra in Senato. La maggioranza lavora a un tavolo di confronto, ma FdI denuncia: Parlamento silenziato

di Dario Caselli

Con soli due giorni di anticipo rispetto al governo Conte arriva la legge di Bilancio di Draghi. Inizia il tour de force che finirà con l’ennesima fiducia

Finalmente. Il grande giorno della legge di Bilancio targata Mario Draghi è arrivato. Oggi, infatti, debutterà ufficialmente al Senato, dove dalle ore 16.30 si aprirà la sessione di bilancio iniziando così il cammino che dovrà portarla entro il 31 dicembre ad essere approvata.

Un’attesa lunga al punto che rispetto allo scorso governo la manovra è arrivata in Parlamento soltanto due giorni prima, ma soprattutto dopo ben venti giorni rispetto al via libera arrivato in Consiglio dei ministri. Era il 28 ottobre, infatti, quando la finanziaria veniva approvata e poi poco dopo annunciata dallo stesso Draghi nel corso di una conferenza stampa.

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Tanta attesa per via delle diverse e delicate norme presenti; a partire dal reddito di cittadinanza, che subisce una prima ed abbondante revisione; oppure la nuova disciplina sulle pensioni dopo l’addio a quota 100, in attesa della riforma vera e propria che sarà dal prossimo anno. Per non parlare di superbonus e 110% e riduzione delle tasse, qui il governo ha stanziato 8 miliardi, su cui a detta dello stesso Draghi dovrà essere il Parlamento a decidere.

E toccherà appunto da oggi al Parlamento decidere, o per lo meno al Senato visto che con il ritardo accumulato non sarà possibile la famosa navetta parlamentare. Infatti, sarà solo Palazzo Madama ad esaminare e discutere il provvedimento mentre alla Camera visti i tempi ristretti ci si limiterà a un’approvazione a scatola chiusa.

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Legge di Bilancio, tempi ridotti per la discussione

Una circostanza che ha già portato Fratelli d’Italia ad esprimere dure critiche parlando di una manovra che «arriva fuori tempo massimo» e di un «Parlamento silenziato» (Giorgia Meloni). Ma anche sul fronte della maggioranza si fanno i conti con i tempi ridotti, nella consapevolezza che questo significherà avere meno tempo a disposizione per mettersi d’accordo per far passare le proprie richieste. Ecco perché due giorni fa il segretario del Pd, Enrico Letta, ha rivolto un appello agli alleati di governo per riunirsi attorno a un tavolo e trovare preventivamente una quadra sulle modifiche da apportare alla manovra.

Appello che ha trovato subito risposta positiva nel centrodestra con Silvio Berlusconi e Matteo Salvini pronti a sedersi per cercare un’intesa. Metodo che ha ancora di più fatto storcere il naso agli esponenti di Fratelli d’Italia, che in questa mossa hanno visto la conferma dell’esautoramento del Parlamento e soprattutto la chiusura a qualsiasi richiesta di modifica proveniente dall’opposizione.

Insomma, tutti i giochi saranno fatti fuori dalle aule parlamentari lasciando al Parlamento soltanto il compito di approvare, con grande probabilità con il voto di fiducia, la manovra. Si spiega anche così l’incontro di ieri tra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, e cioè il tentativo della leader di FdI di trovare nell’alleato di centrodestra una sponda per garantire all’opposizione agibilità politica in vista della sessione di bilancio.

Si vedrà se questa operazione avrà i suoi frutti. Intanto, il pallino è saldo nelle mani della maggioranza dove ognuno rivendica per sé uno spazio di intervento nella manovra. Il Pd, che stamattina riunirà la segreteria, ad esempio, guarda al superbonus nell’ottica di un miglioramento per villette unifamiliari e facciate, oltre a un ampliamento dell’Ape sociale per i lavori gravosi e gli edili.

Le richieste di Lega e Forza Italia

La Lega, invece, punta tutto su flat tax e si dice già soddisfatta per la cancellazione «dell’odiosa supertassa sulle cartelle esattoriali, dal 2022 niente più aggio e costi aggiuntivi che gravavano per un miliardo di euro sui cittadini raggiunti da una cartella esattoriale».

Forza Italia guarda prima di tutto ad autonomi e Partite Iva: «Non bisogna trascurare il lavoro autonomo delle partite Iva e del piccolo commercio che hanno pagato più degli altri i disagi dovuti alle restrizioni. È importante arrivare al definitivo superamento dell’Irap, che è una storica battaglia di Forza Italia, lavorare per una flat tax sul ceto medio come alla proroga senza limiti dei bonus edilizi e a un nuovo rinvio selettivo delle cartelle esattoriali».

Infine, dal canto suo il M5S già soddisfatto di aver visto confermato il reddito di cittadinanza intende concentrare la sua attenzione sul superbonus nella convinzione che «vadano fatti dei ragionamenti per migliorare quello che è uscito dal Consiglio dei ministri», e più in generale su «come utilizzare le risorse che sono stanziate per il decremento delle tasse e il taglio al cuneo fiscale».

Ora vedremo se e quando sarà convocato questo tavolo di maggioranza, a cui toccherà il delicato compito di trovare un’intesa. Un metodo che probabilmente Letta spera possa valere anche per il Colle, ma questa è un’altra storia.

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