Rispoli (FdI): «I Bros a casa e i clandestini a lavorare»

di Redazione

Rispoli: «Sapere che lavoratori che lottano da più di 20 anni per un posto di lavoro vengono scavalcati da immigrati arrivati illegalmente fa rabbia»

«Mi domando come sia possibile che un piano di inserimento lavorativo finanziato con risorse pubbliche possa essere affidato alla gestione autonoma e senza criteri di alcune aziende private» così Luigi Rispoli, Dirigente Nazionale di Fratelli d’Italia, a proposito della vicenda dei Bros.

«Una procedura che appare assolutamente priva di trasparenza e di criteri predefiniti per le assunzioni che ha consentito finora di avviare al lavoro diversi soggetti non appartenenti alla platea Bros, cui l’intervento era rivolto, e privi di qualunque titolo che potesse giustificare la loro assunzione. La Regione Campania non può nascondersi dietro un bando ed eludere il suo compito di indirizzo politico per garantire trasparenza ed imparzialità nel momento in cui si utilizzano ingenti risorse pubbliche destinate a dare una risposta occupazionale ad una platea di lavoratori che da anni lotta per il lavoro».

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«Il dato politico oggi è che se non si interviene, se non interverrà la Magistratura che pure sta indagando, 1.200 lavoratori che hanno seguito un lunghissimo percorso di formazione professionale durato anni resteranno a casa nonostante abbiano tutti i requisiti per poter ambire ad un posto di lavoro».

«La cosa bizzarra è che da un lato più di mille lavoratori BROS perderanno questa opportunità mentre dall’altro lato la Regione, attraverso la Scabec, proprio in questi giorni, ha avviato un progetto per impiegare nel settore dei beni culturali oltre 1100 extracomunitari. Ora nulla contro gli immigrati, ma sapere che lavoratori che lottano da più di un ventennio per un posto di lavoro vengono scavalcati da soggetti che sono arrivati illegalmente in Italia fa molta rabbia».

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«Noi ribadiamo che per quello che ci riguarda tutti i BROS devono essere avviati al lavoro e che non è sufficiente per la Regione scaricare tutte le colpe e le responsabilità sulle aziende private che devono avviare il progetto, c’è una responsabilità etica e politica che colpisce gli amministratori della Regione nel momento in cui non sono stati garantiti trasparenza e legalità».

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