Disposta la cautelare in carcere per 4 persone. Altre 7 sottoposte alla misura degli arresti domiciliari. Una persona è ricercata
Le difficoltà economiche, e la paura di perdere l’attività che dava sostentamento alla sua famiglia e ai suoi cari, hanno spinto una donna, titolare di una nota panetteria di Torre del Greco, tra le braccia degli usurai. Un incubo che la piccola imprenditrice ha vissuto per lungo tempo e che, grazie alle sue denunce, questa mattina ha trovato una fine.
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Nella mattinata odierna, in esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa dal g.i.p. del Tribunale di Torre Annunzia, su richiesta della Procura della Repubblica oplontina, la squadra mobile della Questura di Napoli ed il commissariato di pubblica sicurezza di Torre del Greco hanno proceduto all’arresto e alla sottoposizione alla custodia cautelare in carcere di quattro persone: Gaetano Di Giulio, Alberto Di Giulio, Salvatore Scognamiglio e Clorinda Palomba.
Inoltre sono stati sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari Colomba Cascone, Virginia Raiola, Luisa Zorino, Maria Grazia Candurro, Luigia Di Giulio, Valentina Finto, Antonio Stampalia.
Gl indagati sono tutti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di usura ed estorsione. Una dodicesima persona, anch’essa destinataria della misura coercitiva della custodia cautelare in carcere, è attualmente ricercata. Le indagini, coordinate dalla Procura ed espletate dalla squadra investigativa del commissariato di PS di Torre del Greco, hanno tratto origine dalla denuncia della vittima, C. B., titolare di una storica panetteria del centro cittadino e hanno consentito di circostanziare e documentare numerose condotte estorsive e di usura ai danni della vittima, perduranti da circa 2 anni ad opera di diverse famiglie di Torre del Greco.
L’apparente disponibilità di alcuni clienti della panetteria
Le risultanze, effettuate anche con intercettazioni telefoniche e appostamenti effettuati presso la panetteria della persona offesa, hanno consentito di accertare come quest’ultima, in un momento di difficoltà economica, avesse trovato l’apparente disponibilità di alcuni clienti della panetteria da lei gestita, i quali in un primo momento si erano offerti di prestarle del denaro senza pretendere alcun interesse, poi successivamente richiederle mensilmente la restituzione di somme di denaro spropositate rispetto al debito iniziale.
Alla somma dovuta infatti, gli indagati avrebbero applicato un tasso di interesse pari anche al 67%. In tal modo la vittima si è trovata nella condizione, da un lato, di non essere in grado di ripianare il debito originario, dovendo già versare ogni mese, se non ogni settima, cifre considerevoli a titolo di interessi, e, dall’altro, di essere costretta a chiedere ulteriori prestiti ad altri usurai di Torre del Greco (anche imparentati tra loro).
La persona offesa, a causa di tale situazione, non solo non è riuscita a ripianare i propri debiti ma si è trovata soggiogata contemporaneamente da più usurai, i quali, a fronte dei ritardi della donna nei pagamenti, hanno posto in essere nei suoi confronti reiterate condotte intimidatorie e di violenza fisica, costringendola, per circa un mese, ad abbandonare il panificio di famiglia e la propria abitazione e a nascondersi in un noto hotel della zona.
In un giorno costretta a consegnare denaro a tre usurai
«Emblematico sul punto l’episodio, riscontrato dagli inquirenti, di fine dicembre 2020 allorché la vittima, nel medesimo giorno, era stata costretta a consegnare somme di denaro, di importo variabile dai 100 ai 200 euro, ad almeno tre diversi usurai. L’attività investigativa ha consentito, inoltre, di appurare come la persona offesa avesse contratto debiti usurari non con singoli soggetti, ma con interi nuclei familiari che ponevano in essere tali condotte delittuose anche nei confronti di altri cittadini del circondario» si legge in una nota del Procuratore Fragliasso.
Dal lavoro degli inquirenti è emerso inoltre come interi nuclei familiari svolgessero attività di usura in maniera coordinata, con una precisa divisione di ruoli e di compiti, facendo intervenire i membri della famiglia con maggior capacità intimidatoria nei momenti in cui la persona offesa non faceva fronte ai pagamenti settimanali o perché in difficoltà economica o perché trovava il coraggio di reagire e di rifiutarsi di pagare.
Le condotte di violenza verbale e fisica poste in essere dagli indagati sostanzialmente avevano l’effetto di piegare totalmente la volontà della vittima, la quale, per timore che gli potessero fare del male a lei e ad i suoi familiari, ha continuato a versare somme considerevoli di denaro anche a fronte di richieste che non trovavano fondamento alcuno, nemmeno considerando il tasso di interesse applicato dagli usurai.
Tassi di interesse rialzati a piacimento
La donna, infatti, ha riferito agli inquirenti come alcuni usurai pretendessero una somma aggiuntiva di denaro, di importo pari a 100 euro per ogni giorno di ritardo nei pagamenti, e come altri invece alzassero il tasso di interesse a loro piacimento ogni qual volta si rendevano conto che la persona offesa era in procinto di ripianare integralmente il debito e quindi di chiudere ogni rapporto con gli stessi.
Rapporto che era particolarmente proficuo per gli indagati e per i loro familiari, visto che ricevevano una vera e propria rendita settimanale dalla persona offesa oltre alla possibilità di potere prelevare quotidianamente i prodotti del panificio senza pagarli. Dalle indagini è emersa, infine, la consapevolezza reciproca, da parte dei diversi usurai, delle condotte delittuose dagli stessi poste in essere ai danni della vittima.
La circostanza che già nel 2011 la persona offesa aveva trovato il coraggio di denunciare numerosi usurai senza che però la conseguente indagine avesse sortito effetti, aveva posto la donna in uno stato di rassegnazione, sì da indurla, almeno in un primo momento, a non denunciare l’accaduto né alle Forze dell’Ordine né alla Autorità Giudiziaria.