Romano Prodi è riapparso sulla scena per presentare il suo ultimo libro ma non ha perso l’occasione per bacchettare il segretario Dem
I due maggiori partiti del centrosinistra in piena crisi di identità. Il Partito Democratico di Enrico Letta nell’ultima settimana ha dovuto avere a che fare con i più pericolosi dei nemici: i malumori interni. E ne sono parecchi nel Pd da sempre spaccato al suo interno in mille correnti. Ma negli ultimi giorni c’è stato il ritorno sulla ribalta politica del Grande Vecchio. Romano Prodi, il tesserato numero 1 del Partito Democratico, è riapparso sulla scena per presentare il ultimo libro dal titolo ‘Strana la vita, la mia’ ma non ha perso l’occasione per bacchettare il segretario Dem: «Se c’è una proposta forte verso il popolo, gli elettori, poi le correnti si adattano».
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Come a dire che l’attuale leader non ha una linea politica, non ha una strategia e tutto ciò provoca le divisioni interne e ognuno dice un po’ quello che gli pare. Il padre dell’Ulivo indica a Letta una direzione di marcia e dice che «c’è bisogno di avere un messaggio, penso sui temi sociali ed economici, che interpreti il momento e faccia convergere, saltando – ribadisce – le differenti correnti del partito».
Romano Prodi in realtà non vuole attaccare Enrico Letta, il suo intento è di aiutarlo e di spronarlo. Il Partito Democratico è sempre più in confusione e all’interno dello schieramento continuano a ripetersi sempre e solo i stessi temi lontani dalla realtà come Ius Soli, dote ai 18enni, migranti. E allora il messaggio del ‘mortadella’ sembra tanto un «D’Alema dì qualcosa di sinistra» di Morettiana memoria.
Letta: «Io non credo che sicurezza e libertà siano valori di destra»
Il leader Dem dimostra di aver recepito immediatamente e che fa? Tenta di inseguire la Destra sui suoi temi ed è così che parla di sicurezza, tema da sempre messo sul tavolo dalla Lega ma soprattutto da Fratelli d’Italia. «Io non credo che sicurezza e libertà siano valori di destra, sono valori che hanno a che vedere con la protezione dei più deboli e per noi questo è la priorità», ha affermato Letta.
Certo non è che sulla sicurezza c’è il copyright ma con questa uscita ha dimostrato di avere poca fantasia, tant’è che subito dopo ha riproposto la sua idea di dare «una dote ai 18enni». Dote che dovrebbe essere finanziata tassando i redditi dei più ricchi. Ecco, questa sì che è un’idea di sinistra: tartassare i più facoltosi.
Ma per ribadire che il Pd da solo non può reggere e che ha bisogno di una stampella (anche se probabilmente lo porterà alla morte) letta ha spiegato che il «rapporto con Conte è positivo e dove c’è l’alleanza Pd-M5s funziona benissimo. Dove siamo uniti è meglio che dove siamo soli. Anche il mio collegio è il tentativo di una coalizione più ampia». Peccato che l’abbraccio con il Movimento 5 Stelle, abbia mandato in tilt i più fedeli elettori di sinistra che non vedono di buon occhio l’apparentamento con un partito senza identità e che cambia idea come le mutande.
Nel Movimento grillino continua la battaglia interna
Ma se Atene piange, Sparta non ride ed è così che anche nel Movimento grillino continua la battaglia interna. Cartina di tornasole sono le elezioni comunali di Napoli dove la candidatura di Gaetano Manfredi con i Dem non è piaciuta a tutti i grillini della prima ora.
Basta guardare le giornaliere sferzate della consigliera regionale della Campania Maria Muscarà. «Ingiustizia è fatta e si applaudono compiaciuti tutti quanti tra loro complici e ignoranti» ha affermato ieri in relazione alla riforma Cartabia. «Questi bazzarioti (riferendosi a Conte, Cartabia e Draghi) che abbiamo messo a Roma ad occupare gli scranni più onorevoli della politica, hanno dimostrato anche oggi di essere ancor più miserabili di come ci appaiono. Una riforma che neanche Berlusconi aveva osato approvare». Ma la ribellione non finisce quì.
A Napoli lo strappo si è consumato con la base addirittura con la fuoriuscita del consigliere comunale Matteo Brambila che ha deciso di formare una sua lista: «Napoli in Movimento – No alleanze». Come a dire «Mai alleati col Pd». In netta contrapposizione e polemica con Gaetano Manfredi, Valeria Ciarambino e Gilda Sportiello. Servono ancora prove? E allora basta ricordare il ricorso giudiziario per l’annullamento dello statuto del Movimento e delle elezioni che hanno portato Conte a capo dello stesso.
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