Oggi il Consiglio dei ministri per il via libera al super Green pass. Da metà ottobre vaccino o tampone per chi vorrà lavorare
C’era un tempo in cui in politica andava molto in voga una canzone che aveva un motivetto particolare: «Andiamo a governare con la ruspa in tangenziale», che faceva il verso a una celebre canone di Fabio Rovazzi. Ad intonarla Matteo Salvini. Era l’agosto del 2016 e facendo una veloce ricerca sul web è ancora possibile recuperare immagini e video.
Indice Articolo
In quel tempo Matteo Salvini era la novità politica del momento, il golden boy della Lega a cui questa si aggrappava per uscire dallo scandalo di Bossi figlio e del tesoriere Francesco Belsito, che l’aveva travolta. Allora a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi anche se, senza saperlo, la sua parabola politica stava incrociando la fase discendente. Non a caso poco più di un anno dopo sarebbe stato costretto a lasciare il governo travolto dalla sconfitta referendaria. Invece, Salvini era all’inizio di quella che sarebbe stata una impetuosa ma veloce cavalcata, sospinto dalla gravissima crisi dei migranti che proprio in quegli anni conosceva la sua fase più acuta.
Rispetto ad allora sono trascorsi soltanto cinque anni ma sembra un’eternità pensando a quante cose sono cambiate. Una su tutte proprio Salvini che ormai sembra stia incontrando la sua di parabola discendente, lontano da quel 34 per cento delle europee del 2019. Rimane però una costante: la ruspa, che continua ad essere al centro della politica italiana, soltanto che adesso a guidarla è Mario Draghi. L’ex governatore della Bce ha dimostrato di procedere come una ruspa, senza guardare in faccia nessuno, pur di andare avanti nella sua azione di governo.
Letta asfaltato su temi spinosi
Ne sa qualcosa Enrico Letta, letteralmente asfaltato quando ha parlato di patrimoniale o di ius soli. Temi che avrebbero potuto rappresentare gravi ostacoli sul cammino del governo. E ancora di più ne sa qualcosa Salvini che a forza di bocconi amari ormai sta rischiando di strozzarsi. Basti pensare che la Lega ieri in Senato sull’approvazione finale del primo decreto green pass non ha fiatato. Nemmeno un emendamento, una protesta in Aula, un discorso in dissenso. E dire che alla Camera i leghisti erano stati protagonisti di una vera e propria corrida contro il decreto del governo, votando gli emendamenti di Fratelli d’Italia contro il green pass.
E adesso l’ultimo boccone amaro da mandare giù: l’obbligo sul posto di lavoro, sia per chi è impiegato nel settore pubblico e sia in quello privato, di presentare il green pass. Infatti, è questo l’esito con il quale molto probabilmente si concluderà il Consiglio dei ministri di oggi convocato per le ore 16, e che sarà chiamato ad approvare un decreto legge con il quale si introdurrà l’obbligo di green pass sia per i dipendenti pubblici che privati. E il tutto, secondo boccone da ingoiare, senza la previsione di tamponi gratuiti visto che a quanto pare saranno a carico del lavoratore.
Una vera e propria accelerazione, degna di una ruspa di serie A, rispetto alla quale Salvini ha al massimo potuto balbettare qualcosa del tipo: «Non alle tifoserie, serve equilibrio». E preferendo spostare tutta l’attenzione sul ministro Lamorgese, che ieri era alla Camera dei deputati per l’informativa sul rave party di ferragosto.
Al leader leghista Matteo Salvini resta l’imbarazzo
Ma comunque sia resta l’imbarazzo per una precipitosa retromarcia alla quale sarà costretto Salvini con un premier che non ha atteso nemmeno le amministrative per varare il decreto sul super Green pass. In effetti è probabile che quanto previsto dal decreto andrà a pieno regime dal 15 ottobre, ma resta comunque il fatto che il decreto arriverà già oggi.
A favorire il ‘colpo di ruspa’ senza dubbio le spaccature nella Lega, nelle quali Draghi con abilità si è insinuato. Il «bisogna fare di tutto per contenere l’epidemia» del ministro Giorgetti, unito alla posizione pragmatica dei governatori leghisti verso il green pass, è sembrato al premier il segnale di via libera per procedere lungo l’estensione e il rafforzamento del certificato verde digitale.
Certo, rimangono ancora dei nodi che la cabina di regia di questa mattina dovrà risolvere. Uno su tutti, appunto, la questione dei tamponi su cui la Lega insiste che siano gratuiti per i lavoratori. L’incontro a Palazzo Chigi con i sindacati di ieri non sembra però aver registrato passi in avanti su questo punto. Anzi, la sensazione è che non si vada nella direzione indicata dallo stesso Salvini e dai sindacati i quali avrebbero voluto, piuttosto, il riconoscimento dell’obbligo vaccinale evitando così di sobbarcare i lavoratori del costo dei tamponi. Comunque se ne parlerà nella cabina di regia di questa mattina.
Lollobrigida: «I vaccini sono molto importanti, ma il Green pass resta un metodo surrettizio»
Chi invece rimane indenne, almeno per ora all’incedere della ruspa, è Fratelli d’Italia che dall’opposizione con il capogruppo alla Camera, Francesco Lollobrigida dice: «A nostro avviso quello che sta avvenendo in Italia è che ci si affida al Green pass come metodo salvifico quando questo non corrisponde al vero. I vaccini sono molto importanti e bisogna convincere le persone, specie quelle che sono a rischio ospedalizzazione e morte a vaccinarsi, ma il Green pass resta un metodo surrettizio per condizionare e convincere in maniera obbligatoria alla vaccinazione. Senza assumersene la responsabilità».
L’appuntamento, allora, è per oggi alle 16 ma non dovrebbero esserci sorprese. La ruspa ha già il motore accesso, non basta che ingranare la marcia.
© Riproduzione riservata
Potrebbe interessarti anche:
- Confcommercio incontra i candidati, Bassolino: «Il patto per Napoli si sigla con il nuovo governo»
- Palazzo ostaggio dei pusher, inquilini sottoposti a controllo per rientrare a casa
- Alla Sapienza ci vuole il green pass per fare un tampone e ottenere… il green pass
- Torre Annunziata, il comitato di liberazione dalla camorra e dal malaffare ricevuto dal prefetto Valentini
- L’intervento | Sergio Rastrelli: «A Napoli bisogna costruire un centrodestra aperto e vincente»