L’anziano, che la donna accudiva, ha provato a difenderla ma è rimasto ferito a un braccio
Un 47enne ha ucciso la moglie a coltellate e poi ha rivolto l’arma contro se stesso, colpendosi all’addome, nel tentativo di togliersi la vita. Trasportato con un elicottero del 118 nell’ospedale Cannizzaro di Catania, è stato sottoposto a un delicato intervento di chirurgia. L’ennesimo femminicidio è avvenuto a Bronte, in provincia di Catania, nel giorno dell’udienza di separazione della coppia.
A perdere la vita Ada Rotini, 46 anni, che faceva la badante. La donna è stata colpita alla gola con un coltello dal marito Filippo Asero. Nella colluttazione è rimasto ferito un anziano che ha tentato di difendere la donna. L’uomo, che si era frapposto fra i due, ha riportato una lesione da arma da taglio a un braccio ed è ricoverato nell’ospedale di Bronte. Secondo una prima ricostruzione, sarebbe la persona che la vittima assisteva come badante. Asero e l’anziano abitano nella stessa strada, in via Boscia a Bronte, e quando ha visto arrivare la moglie che andava al lavoro sarebbe sceso in strada per affrontarla e l’ha uccisa.
Drago: «Prevenzione, repressione e rieducazione ecco ciò che serve»
«Registriamo l’ennesimo e drammatico femminicidio in provincia di Catania, a Bronte, a poche settimane da quello di Vanessa Zappalà» ha affermato la senatrice di Fratelli d’Italia, Tiziana Drago. «Siamo davanti a una vera e propria emergenza che va affrontata con fermezza e decisione. Già in occasione dell’omicidio di Vanessa avevo sollecitato con una lettera la presidente della Commissione ‘Infanzia e adolescenza’ Licia Ronzulli ad avviare un’indagine conoscitiva su un fenomeno che ormai ha tutti i caratteri di autentico problema sociale, ma il ‘taglio’ proposto non è stato probabilmente compreso».
«Colgo, allora, la proposta da parte della stessa di inviare il tutto alla Commissione monocamerale sul femminicidio, la cui presidente è la senatrice Valente. Dopo questo ennesimo fatto di sangue ritengo che sia ancora più impellente avviare un intervento urgente e risolutivo, perché non basta l’indignazione, ma serve uno sforzo ulteriore a quanto già fatto» ha rilevato.
«Occorre coinvolgere la Scuola come seconda agenzia educativa; lavorare sul conflitto tipico dell’età adolescenziale per canalizzarlo in maniera tale che non sfoci in violenza. Prevenzione, repressione e rieducazione ecco ciò che serve! È assurdo intervenire con divieti di avvicinamento o arresti domiciliari. Occorre pensare a strutture di recupero per coniuge maltrattante ed aiutare i giovani a dare chiara lettura dei potenziali pericoli. Si può fare!» ha concluso.
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