Entro il 31 dicembre bisognerà approvare 51 provvedimenti concordati, altrimenti niente rimborso di 24 miliardi

di Mimmo Della Corte

Afghanistan, un problema in più per l’Italia. Non si può certo chiudere le porte a donne e bambini e a quelli che, per aver collaborato con noi, ora sono a rischio

L’estate sta finendo. È stata bollente, ma l’autunno in arrivo, viste le questioni sul tappeto, rischia di essere addirittura torrido per Draghi. Martedì il ministro degli esteri Di Maio – “paparazzato” in costume da bagno proprio mentre Kabul cadeva nelle mani dei talebani – e quello della difesa, Guerini saranno auditi dalle commissioni congiunte esteri e difesa di Camera e Senato, sugli sviluppi della situazione in Afghanistan.

A conferma che per noi, quello afghano, è un problema in più. Se non altro per le conseguenze che potranno derivarne sul fronte dell’immigrazione, in Italia già a livello di guardia. Ma non si può certo, dopo aver consentito l’ingresso a irregolari e clandestini, chiudere le porte a donne e bambini e a quelli che per aver collaborato con i nostri soldati ora sono a rischio talebani e costretti a fuggire dal terrorismo dei miliziani.

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Che dopo aver assicurato moderazione e non vendette, hanno ricominciato a sparare sulla folla, abbattuto statue e ribadito che il «sistema politico in Afghanistan sarà solo la Sharia». A dire il vero che gli Usa volessero lasciare l’Afghanist si sapeva da tempo e non ci si può non chiedere, perché i leader europei abbiano deciso, soltanto dopo che i buoi sono scappati, di provare a chiudere la stalla? Perché, tra tecnicismo e intelligenza politica c’è l’abisso.

La riforma della giustizia, della concorrenza, del fisco e le altre

Ma, a infiammare l’autunno, anche le riforme che ci siamo impegnati a realizzare per ricevere – seppure a mano a mano che riusciremo a raggiungere gli obiettivi prefissati – gli altri 166mld di Recovery. A cominciare dal «si» del Senato all’approvazione della riforma della giustizia, poi concorrenza e fisco che, in realtà, stante agli accordi, avrebbero dovuto essere state già approvate, ma sono slittate a settembre.

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Sarà poi il turno del dl Semplificazione, del Reclutamento dei 500 professionisti per la governance del Pnrr. E ancora: cybersecurity, P.A., messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole, l’internazionalizzazione delle Pmi, gli investimenti in transizione ecologica 4.0. E via via gli altri. Sono, infatti, ben 51 i provvedimenti da adottare entro il 31/12/21 per poter ricevere a quella data, il primo rimborso di 24,1 miliardi. Cosa obiettivamente non facile. Perché a quella scadenza mancano poco più di 90 giorni, festività natalizie comprese.

E, nonostante le chiacchiere e l’annuncio del patto Cav-Salvini, l’armata dragoniana non brilla certo per compattezza. Di più, elezioni amministrative e suppletive (Letta spera di tornare in Parlamento da Siena) a settembre che saranno sicuramente improntate, oltre che sul Pnrr, su questioni altamente divisive quali: modifica del Reddito di cittadinanza, Ius Soli e dl Zan, sulle quali la maggioranza è già divisa trasversalmente al proprio interno. E non dimentichiamo che le polemiche – in termini di immigrazione e il ventennale fallimento dell’intervento militare di Usa e Ue – sugli avvenimenti in Afghanistan, rischiano di produrre ulteriori crepe nei suoi muri portanti.

La finanziaria da approvare entro il 2022

E, a rendere l’atmosfera autunnale ancora più bruciante, collaborerà anche il fatto che, come sempre, entro fine anno, bisognerà approvare la finanziaria 2022 che – nonostante i 200miliardi europei – giocherà un ruolo importantissimo sul futuro del Paese. È proprio dalla legge di bilancio, infatti, che dovranno venire i fondi per aiutare imprese e lavoratori a superare le difficoltà con l’alleggerimento fiscale e le modifiche degli ammortizzatori sociali.

E dare un taglio alle bollette che, insieme ai fitti, si mangiano già quasi il 50% dei redditi familiari e con la revisione del catasto è in arrivo un’altra stangata sulla casa. Di conseguenza dovrà essere una manovra coerente con il Recovery e implementandolo, rendere possibili gli interventi previsti nel PNRR. Insomma, non ci potrà essere spazio per clientelismi, ma solo per progetti concreti e di spessore.

Speriando, naturalmente, che i partiti se ne rendano conto. Per fortuna che il semestre bianco, impedisce lo scioglimento delle Camere. Ma mentre noi continuiamo a sperare di poter «tornare a riveder le stelle» stanno per caderci addosso l’obbligo del vaccino e forse la terza dose.

Setaro

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