Storia, bellezze paesistiche e cultura eno-gastronomica e “lavori eroici” sono eccellenze di questa antica terra
L’altopiano di monte Poro si affaccia sul golfo di Gioia Tauro, con capo Vaticano divide la costa degli Dei tra Tropea al nord e Nicotera a sud, microclima unico favorevole al mantenimento di forme d’economia rurale antiche. Allevamento e coltivazioni sono emerse dall’antica cultura agro-silvo-pastorale nel sistema Cooperativistico, pur resistendo segmenti tradizionali ancora attivi conservatori dell’antica cultura dei Padri.
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Provenendo dalla costa, l’altopiano porta fino al capoluogo di provincia Vibo Valentia, già Monteleone Calabro in era fascista e Hipponion colonia degli Achei, greci provenienti da Medma (Rosarno), entrambe fondate nel VII sec. a.C. da genti provenienti da Locri Epizefiri (versante jonico calabrese).
Le pendici e l’altopiano del Poro sono state sempre abitate da popolazioni italiche in contatto con i commercianti del mare i Fenici, utensili di ossidiana delle isole Eolie sono stati ritrovati in alcuni insediamenti; siti pre-greci in Torre Galli di Drapia – epoca bronzo e ferro- (X-IX sec. a.C.). Greci Locresi e successivamente l’espandersi di Roma detennero quest’ampio ricco territorio.
Greci-bizantini, normanni e svevi lo plasmarono a convenienza. Itinerari storici interessano tutto il comprensorio – l’insediamento rupestre di Zungri, Vibo Valentia col suo museo, e via via anche lungo le strade della fede. Il Santuario della Madonna del Carmelo di Caroniti-Joppolo; la Certosa di Serra San Bruno (XI sec. d.C.) al confine con le Serre vibonesi.
La gioia partecipativa alla produzione di formaggi e ricotta
Storia, bellezze paesistiche e cultura eno-gastronomica sono eccellenze di questa antica terra. Al sistema produttivo cooperativistico, di cui al DOP del Pecorino di Monte Poro, sopravvivono piccole realtà economiche familiari. Non è difficile visitare “masserie” dove i prodotti a chilometro zero sono somministrati agli avventori-turisti. Concordare la visita di primo mattino concede la gioia partecipativa alla produzione di formaggi e ricotta, tra una degustazione e la fresca accoglienza apprendi dai padroni di casa la durezza della loro esistenza.
Economia rurale ferma nel tempo, derivata da piccole coltivazioni di grano e mais. Prodotti indispensabili all’alimentazione umana e animale – panificano settimanalmente per le proprie necessità -, le produzioni cerealicole servono anche ad integrare l’alimentazione degli animali della masseria. Piccoli greggi di ovino caprini autoctoni sono la loro ricchezza, allevati allo stato brado con le erbe aromatiche abbondanti nei pascoli – origano, salvia, rosmarino, timo – per cui il tipico ed inimitabile gusto del pecorino del Poro.
In tutti gli ovili sono presenti animali da cortile, emerge la maestosa presenza dei maiali neri con i bargigli, da cui producono la gustosissima ‘jnduia. Nel podere, spesso frammentato, non mancano i preziosi ulivi altra fonte indispensabile di reddito per la famiglia. L’accoglienza è tipica delle persone umili e socievoli, disponibili all’ascolto ed a raccontarti le preoccupazioni della loro vita.
La carenza di strutture sanitarie adeguate
Scarsi o inesistenti aiuti-integrativi dello Stato, dovuti all’isolamento dall’associazionismo di categoria e alla non conoscenza di norme e leggi. La maggiore sofferenza deriva dalla carenza di strutture sanitarie adeguate, per cui, il ricorso, in caso di necessità, al pellegrinaggi negli ospedali di altre regioni d’Italia.
Lasci l’ovile per ritornare nella realtà, e t’accorgi di come è matrigna per quelle genti, e non puoi fare a meno d’interrogarti su come la resilienza, l’innovazione digitale e tante altre roboanti promesse nazionali ed europee potranno cambiare la vita di questa gente di Calabria. Gente che non ha mai conosciuto Cristo perché decise di fermarsi ad Eboli.
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