La CGIA di Mestre ha stimato che nel 2018 l’evasione in Italia è stata di 109,8 miliardi di euro oltre 6 punti di Pil
L’articolo pubblicato da Rainews.it il 31 luglio 2021 riporta uno studio della CGIA di Mestre che «ha stimato che nel 2018 l’evasione in Italia è stata di 109,8 miliardi di euro; oltre 6 punti di Pil: per ogni 100 euro di gettito versato all’erario da cittadini e imprese, 15 sono “rimasti” nei portafogli degli evasori».
L’articolo continua con: «Nel Sud le situazioni più pesanti in Calabria, è stata pari al 21,3; questo ha provocato 3,3 mld di imposta evasa: in pratica ogni 100 euro di tasse versate, al fisco ne sono sfuggite 24,5 euro. La Campania presentava un peso dell’economia sommersa pari al 19,8%, 10,2 mld di imposta non versata che, in termini percentuali, ha portato l’evasione a toccare il 22,7%. La Sicilia ha avuto un’economia in nero del 19,3%, un’evasione di 8,1 miliardi, pari al 22,2%».
A questo punto prima di continuare vanno chiariti alcuni punti. L’economia sommersa non viene da colui che ha una attività legale con tanto di partita iva, ma da chi lavora in nero.
Per esempio un dipendente che fa il doppio lavoro, un disoccupato artigiano, idraulico o muratore che viene magari chiamato dal pensionato con 600€ al mese che preferisce questo tipo di ‘lavoratore’ per sistemare una caldaia o un muro da dove entra pioggia anziché chiamare un’impresa alla quale corrispondere magari il doppio più iva del costo del primo e che non potendoselo permettere, resterebbe con la caldaia malfunzionante a rischio di far saltare il palazzo (probabile che il rischio resti essendo un tecnico non abilitato) o con l’acqua in casa. Ne potrei fare tanti di esempi.
Buona parte del mancato gettito è ascrivibile all’evasione di sopravvivenza
È una cosa che tutti pensano e sanno ma che nessuno ha il coraggio di dire pubblicamente. Più facile attaccare il salumiere che il pensionato che a malapena riesce a pagare le bollette. Andiamo avanti: «Per la Cgia una buona parte del mancato gettito, in particolar modo al Sud, è ascrivibile all’evasione di sopravvivenza, per cui non pagare le tasse ha consentito a moltissime attività, non solo per quelle di piccola o micro dimensione, di rimanere in vita, salvaguardando molti posti di lavoro».
Ecco, su questo le cose sono già più vicine alla realtà. Ovvero piccole imprese o negozi dichiarano tutto ma non riescono a pagare le tasse, solo che non si dovrebbe parlare di evasori ma al massimo di «cattivi pagatori».
È altrettanto vero che nella stragrande maggioranza dei casi se paghi tutte le tasse, non ti rimangono risorse per la tua sussistenza, per investire con migliorie nella tua attività, magari rinnovando qualche apparecchiatura che va avanti legata con fili di ferro e ovviamente la quota occupazionale che ricordiamolo sempre ti costa il doppio (più altri oneri) di ciò che il collaboratore vede in busta paga e quindi se paghi tutto alla fine devi iniziare a tagliare.
Quindi diminuire la pressione fiscale e contributiva deve essere la priorità, ma evitiamo di mettere insieme zucchero e sale, l’economia sommersa non è quella che fanno le imprese legali. Lo dico anche perché già il ministro del MEF ha dichiarato che la diminuzione della pressione fiscale è legata alla lotta alla evasione.
Già immagino contro chi vuole intraprendere la lotta. No, non immagino banche e multinazionali.
Ora provate a far leggere il titolo di Rainews a un uomo della strada e ditemi se per prima cosa non vi avrà detto che quei 110 miliardi sono evasi da quelle brutte e ingorde partite iva. CGIA di Mestre (che comunque apprezzo molto per il loro lavoro) e Rainews mi raccomando a dare i giusti titoli perché le parole pesano.
Lino Ricchiuti
Vice responsabile nazionale
Imprese e mondi produttivi
di Fratelli d’Italia
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