L’evasione presente in Italia è stimata in 109,8 miliardi di euro, praticamente oltre 6 punti di PIL.
L’abolizione del segreto bancario, la fattura elettronica, lo split payment, il reverse charge e la limitazione all’uso del contante, sono solo alcuni dei molteplici strumenti messi in campo dal fisco per ridurre l’evasione fiscale in questi ultimi 10 anni, eppure secondo i dati analizzati dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, sulla scorta dei dati 2018, gli ultimi disponibili, l’evasione presente in Italia è stimata in 109,8 miliardi di euro, praticamente oltre 6 punti di PIL.
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In altre parole, mediamente, per ogni 100 euro versato all’erario da cittadini e imprese, 15 sono “rimasti” nei portafogli degli evasori.
Una media questa che vede agli estremi delle statistiche la Lombardia e la Provincia autonoma di Bolzano, rispettivamente con l’11 e 9,7% da un lato e la Calabria e la Campania dall’altro, con il 24,5 e il 19,8 per cento di evasione. Tradotto in valori assoluti, si stima che in Calabria le imposte non versate siano pari a 3,3 miliardi, mentre in Campania sono oltre 10 i miliardi non versati al fisco, l’equivalente della spesa sanitaria del sistema regionale campano.
Appare chiaro che il sistema fiscale necessita di una riforma non più rinviabile. L’Ufficio studi della CGIA è convinto che sia necessario ridurre drasticamente il peso del fisco. In altre parole: pagare meno per pagare tutti. Lo stesso studio pone in evidenzia come una buona parte del mancato gettito, in particolar modo al Sud, è ascrivibile alla cosiddetta evasione di sopravvivenza, per cui non pagare le tasse ha consentito a moltissime attività, non solo per quelle di piccola o micro dimensione, di rimanere in vita, salvaguardando molti posti di lavoro.
L’importanza della riduzione del cuneo fiscale
Anche gli strumenti posti in essere per disincentivare l’evasione, ridurre il ‘nero’ e incrementare il gettito, vedi cashback, lotteria degli scontrini, hanno sortito ben pochi risultati, tanto da esseri bollati come un flop da parte della Corte dei Conti, per poi essere sospesi dall’attuale Governo Draghi.
Nel recente Rapporto sul coordinamento di finanza pubblica, i giudici contabili hanno evidenziato come il disegno di riforma del sistema fiscale, ed in particolare modo dell’Irpef non può prescindere da uno specifico intento semplificatore.
Come per il capitolo giustizia, il Governo è chiamato a dare esecuzione alle riforme che accompagnano il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, e tra queste la riforma di alcune componenti del sistema tributario italiano: in particolare, i documenti indicano che occorre procedere ad una revisione della tassazione per ridurre il cuneo fiscale sul lavoro e trasferire l’onere fiscale ad altre voci e, in generale, «dalle persone alle cose», anche in risposta ai numerosi solleciti provenienti dalle istituzioni europee.
A tal proposito si segnala che la legge di bilancio per il 2021 (legge n. 178 del 2020, articolo 1, commi da 2 a 7) ha istituito un Fondo, con una dotazione di 8.000 milioni di euro per l’anno 2022 e 7.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2023 per interventi di riforma del sistema fiscale, da realizzare con appositi provvedimenti normativi. Al Fondo sono destinate altresì, risorse stimate come maggiori entrate permanenti derivanti dal miglioramento dell’adempimento spontaneo. Una quota del Fondo non inferiore a 5.000 milioni di euro e non superiore a 6.000 milioni di euro a decorrere dall’anno 2022 è destinata all’assegno universale e ai servizi alla famiglia.
Gennaio-aprile 2021, entrate tributarie erariali: +8,2% sullo stesso periodo 2020
C’è da auspicare che lo stesso andamento positivo del PIL, che secondo le più rosee aspettative del Governo potrebbe raggiungere il +6%, può determinare quell’incremento di gettito indispensabile per finanziare politiche di riduzione e redistribuzione della pressione fiscale.
A conferma di quest’andamento si evidenzia che nel periodo gennaio-aprile 2021, le entrate tributarie erariali accertate in base al criterio della competenza giuridica ammontano a 133.816 milioni di euro, segnando un incremento di 10.086 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+ 8,2%), nel primo quadrimestre 2021 le imposte dirette ammontano a 74.912 milioni di euro, con un incremento di 3.225 milioni di euro (+4,5%).
Le imposte indirette ammontano a 58.904 milioni di euro, con un incremento di 6.861 milioni di euro pari al 13,2%. Al risultato ha contribuito prevalentemente l’IVA (+6.380 milioni di euro, +20,7%) e in particolare l’IVA sugli scambi interni (+5.768 milioni di euro, +21,3%). Numeri che potrebbero dare lo start per la realizzazione di un sistema fiscale più equo, trasparente e orientato alla crescita.
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