Sullo stabilmento di Napoli la Whirlpool non torna indietro: lo stop della produzione è avvenuta nello scorso ottobre ed è impossibile ricominciare a produrre lavatrici a via Argine. Luigi La Morgia, ad di Whirlpool Emea spiega in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ che per i lavoratori napoletani non ci sono speranze: l’unica via è la reindustrializzazione.
La Morgia: «Whirlpool primo produttore in Italia» ma non a Napoli
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«Whirlpool – ha detto – resterà il primo produttore di elettrodomestici in Italia. Detto questo, nemmeno Whirlpool può esimersi dal fare i conti con il mercato» e comunque «le lavatrici di alta gamma che erano prodotte a Napoli non hanno più mercato». La Morgia ha aggiunto che «per trasferire produzioni a Napoli dovremmo toglierle ad altri stabilimenti specializzati. E questo, non ha molto senso visto che ogni sito ha già la sua missione produttiva».
«Whirlpool ha investito 800 milioni sull’Italia dal 2015 a oggi, di cui 280 negli ultimi tre anni. Continueremo su questa strada» osserva, ricordando come «l’investimento in Italia è dimostrato dai fatti. Di recente con un’operazione di reshoring abbiamo riportato un pezzo di produzione dalla Cina a Siena».
Whirlpool aspetta Invitalia proposte per Napoli
Per Napoli «aspettiamo che Invitalia metta in campo eventuali proposte di reindustrializzazione. A quel punto potremo valutare il nostro concreto contributo». E per il futuro degli altri stabilimenti italiani, conclude La Morgia, «l’Italia è centrale per Whirlpool. Ma il piano industriale 2022-2024 e la vicenda dello stabilimento di Napoli sono due questioni separate».
La protesta degli operai in piazza Garibaldi
Ma gli operai napoletani però non si arrendono e questa mattina hanno bloccato per diverse ore la circolazione dei treni sui binari dell’alta velocità all’ingresso della stazione centrale di piazza Garibaldi. Dopo la protesta si è spostata all’esterno della ferrovia dove hanno bloccato la circolazione delle auto in arrivo da corso Arnaldo Lucci, con inevitabili pesanti ripercussioni sul traffico cittadino.
«Se il Governo vuole rendersi complice di questa assurda decisione dell’azienda stando in silenzio, noi non abbiamo nessuna intenzione di fermarci. Non si può permettere la chiusura dei cancelli di un’azienda che non solo non rispetta gli accordi, ma in più scoppia di salute» afferma Italia Orofino, operaia. «Chi tace – aggiunge Orofino – è complice e noi non staremo zitti fino a quando non si ritirerà la procedura di licenziamento e verranno aperti i cancelli di via Argine».