Nella magica notte di mezza estate gli azzurri Campioni del cuore

di Pasquale Villani

Cuore caldo, sangue freddo. Questo è ciò che è servito agli azzurri, nella magica notte di domenica 11 luglio, in cui il cuore degli italiani, è salito sul gradino più alto del podio europeo. Al goal immediato di Shaw, ha risposto Bonucci (1-1). Decisiva però, è stata la lotteria dei rigori, con la parata di Donnarumma sul tiro di Saka.

E così, dopo 58 anni, la coppa europea torna in Italia (l’ultima volta è stata nel 1968, quando a Roma, l’Italia battè 2 a 0 la Jugoslavia). L’abbraccio e le lacrime di Mancini e Vialli (29 anni dopo, quelle versate sempre a Wembley, per la sconfitta nella finale di coppa dei campioni, da parte della loro Sampdoria contro il Barcellona di Cruyff) sono l’emblema del sacrificio svolto nell’ultimo triennio.

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Un percorso emozionante e coinvolgente

È stato un percorso lento, tortuoso, emozionante, coinvolgente, in cui, non poche volte ci sono state tensioni e paure (es, contro la Spagna). Ma, nonostante queste paure, chi può dire di non aver sorriso alle corse di Spinazzola e Di Lorenzo o ai tiri a giro di Insigne o ai goal di Chiesa alla regia di Jorginho e Verratti, alla grinta di Barella, alla carriera di Pessina (il quale, ha soli 24 anni, è passato dalla lega pro con il Como nel 2017, all’essere re d’Europa con la nazionale, nel 2021), al muro innalzato da Bonucci e Chiellini, alle parate di Donnarumma, ai rigori segnati contro Spagna e Inghilterra?

Questa è una vittoria che vale tanto, perché permette al paese di rialzarsi, dopo le macerie (soprattutto psicologiche) del covid.

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Il collante sociale e il risveglio del concetto di patria

La nazionale, ha indubbiamente avuto un ruolo di collante sociale e di risveglio del concetto di patria (in un periodo storico, in cui quest’ultima tende a vacillare), portando allegria in tutte le case italiane. Sui balconi, per le strade, si sono visti innumerevoli frotte di persone, festeggiare dopo mesi di chiusure. Questa vittoria, potrebbe anche fare da spartiacque, segnando un prima e un dopo. Un prima, fatto di paure, crisi e chiusure; un dopo fatto di speranze, ripartenze e aperture.

In poche parole, il risultato di domenica, può rappresentare l’inizio di un nuovo corso. Per il futuro non c’è da preoccuparsi. La nazionale potrà contare sulla rosa attuale (ad eccezione di Chiellini, vicino al ritiro) e su giocatori non convocati o per scelta tecnica (es. Politano e Kean) o per infortunio (Zaniolo, Sensi, Pellegrini). Ciò in attesa che il cuore degli italiani, si innalzi di nuovo, nel cielo del Qatar, nel 2022.

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