Beppe Grillo proprio non ce la fa ad allentare la sua pressione sul Movimento 5 Stelle, a non dimostrare ogni giorno (a differenza di quanto dice) di essere il padre-padrone del partito pentastellato. A Grillo non è piaciuta la decisione di Vito Crimi che aveva autorizzato il voto per il nuovo direttorio come richiesto dal Garante, lasciando però fuori dalla partita Davide Casaleggio, il Blog delle Stelle e la piattaforma Rousseau.
Una decisione, quella di Crimi, che inevitabilmente avrebbe portato a una montagna di ricorsi e scontri giudiziari e politici. Il padre-padrone, quindi, ha deciso di mettere un attimo da parte l’elezione del direttorio come richiesto dopo la vicenda Conte e ha annunciato di voler «individuare un comitato di sette persone che si dovrà occupare delle modifiche ritenute più opportune in linea con i principi e i valori della nostra comunità».
Indice Articolo
Un comitato nominato dallo stesso Beppe Grillo
Il comitato, spiega ancora Grillo, sarà composto dal presidente del comitato di garanzia «Vito Crimi, dal capogruppo della camera Davide Crippa e del senato Ettore Licheri, dal capogruppo in parlamento europeo Tiziana Beghin, da un rappresentate dei ministri Stefano Patuanelli, da Roberto Fico e Luigi Di Maio».
Alla faccia della democrazia partecipativa, il cantore del voto al popolo, quindi, proprio non ci sta a lasciar decidere ai cittadini e con un repentino cambio di traiettoria decide la nuova rotta, stabilendo anche chi debba far parte del comitato e di cosa debbano discutere. Ma anche sui tempi Grillo ha bisogno di dire la sua: «il comitato dovrà agire in tempi brevissimi. La votazione sul comitato direttivo è quindi sospesa».
Secondo il comico ligure, la decisione di nominare un comitato sarebbe giunta dopo aver ricevuto «dai gruppi parlamentari una richiesta di mediazione in merito agli atti che dovranno costituire la nuova struttura di regole del MoVimento 5 Stelle (Statuto, Carta dei valori, Codice Etico)».
Il lavoro dei ‘pontieri’ del M5S per evitare la conta
Ma per i più sarebbe frutto del lavoro dei cosiddetti ‘pontieri’ che nell’ombra hanno continuato a lavorare per evitare il baratro della scissione. Un lavoro portato avanti da Luigi Di Maio, che non ha abbandonato la speranza di poter raggiungere una tregua, e dai parlamentari che auspicavano un ritorno al dialogo e che ha fatto pressione per far sentire: non ci stava ad essere spettatore passivo di uno scontro su uno Statuto che neppure avevano letto. E che non ci stanno ad andare alla conta, alla cieca.