Oggi prevista conferenza stampa di Giuseppe Conte. Sarà l’ultima puntata dei ‘Cinquestelles’?
Troverà Conte un accomodamento con Grillo e passerà dall’essere leader in pectore a leader tutto intero? E il centrodestra troverà finalmente i candidati sindaco di Napoli e Milano, individuando anche una sintesi tra chi spinge per la federazione e chi il partito unico?
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Sembra che intorno a questi due interrogativi debba ruotare la settimana politica che sta per aprirsi, e dalle rispettive risposte è possibile che l’intera geografia politica italiana ne possa uscire modificata o quanto meno influenzata. Infatti, come è possibile pensare che il Pd dinanzi alla possibilità che Conte non diventi leader dei Cinquestelle non modifichi le proprie strategie? Ed è pensabile che senza quello che Zingaretti incoronò come il punto di riferimento del riformismo italiano il Pd vada avanti senza battere ciglio?
E lo stesso vale sull’altro versante del fronte politico. Ad esempio, se a Napoli il centrodestra si spaccherà con Fratelli d’Italia in corsa solitaria con Rastrelli, mentre il resto con Maresca, è credibile che non ci saranno effetti? Figurarsi se poi Rastrelli solo con la ‘Fiamma’ prendesse più voti dell’ex pm anticamorra.
Cabina di regia tra il premier Draghi e forze di maggioranza
Ecco perché questa settimana potrebbe rappresentare uno snodo, uno di quei turning point, dopo di che nulla potrebbe essere come prima. E tutto questo mentre a livello nazionale l’Italia da oggi torna tutta in fascia bianca, l’obbligo di utilizzo all’esterno della mascherina viene abolito tranne che in presenza di assembramenti, e sempre oggi, intorno alle 17.30, si terrà una cabina di regia tra il premier Mario Draghi e i capi delegazione delle forze di maggioranza.
In fin dei conti ci sono dei dossier che vanno assolutamente affrontati quali la riforma della giustizia oppure la fine del blocco dei licenziamenti (il 30 giugno è prevista la scadenza con annesso CdM che dovrebbe prendere una decisione in merito). Ma almeno per il momento gli assetti politici e partiti sembrano avere la precedenza.
Sulla vicenda Grillo-Conte ormai sembra essere entrati in una telenovela dove i colpi di scena non si contano. Gli ultimi aggiornamenti raccontano di una telefonata domenicale tra il ‘garante’ e l’ex premier a seguito della quale si sarebbe aperto uno strettissimo sentiero. In pratica Grillo rimarrebbe garante, mentre Conte continuerebbe ad avere pieni poteri sulla comunicazione e sulle nomine.
Chissà se basterà. La verità è che riavvolgendo il nastro degli eventi a giovedì, cioè a quando ci fu la riunione di Grillo con i gruppi parlamentati, ogni giorno sembra essere quello giusto per l’annuncio del gran rifiuto di Conte a guidare il M5S.
L’accusa mossa dall’ex premier è che troppo plateali e pesanti sono state le contestazioni di Grillo all’ex premier per far finta di nulla. Così da allora i giornali sono pieni di retroscena ricchi di richieste di pubbliche scuse e di trattative dei rispettivi pontieri al fine di cercare una soluzione. Fino a ieri, appunto, dove un sentiero strettissimo sarebbe spuntato.
Intanto, però oggi, forse nel primo pomeriggio, Giuseppe Conte dovrebbe tenere una conferenza stampa, anche se il condizionale è d’obbligo. Proprio la trattativa in corso potrebbe all’ultimo momento far saltare tutto.
Il Partito Democratico osserva l’evolversi della situazione
Come detto a guardare con attenzione l’evolversi della situazione c’è il Pd, che da un’eventuale uscita di scena di Conte sarebbe costretto a reinventare lo schema delle future alleanze. Senza parlare anche dei possibili rischi sulle amministrative. Ad esempio a Napoli dove Conte è sceso direttamente in prima persona per sostenere Manfredi. Oppure sugli eventuali ballottaggi perché quali garanzie di accordi potrebbe dare al Pd un M5S in mano a Grillo ed ai reduci dell’ortodossia pentastellata? Tanti, perciò, gli interrogativi nel campo democratico.
E poi c’è il capitolo governo. Finora ha goduto di ampi numeri e sostanzialmente di una coalizione mansueta, a parte qualche colpo di testa iniziale di Salvini. Ma se quello che è il partito di maggioranza relativa entrasse in crisi, con un’inevitabile spaccatura tra contiani e grillini della prima ora, potrebbero non esserci conseguenze anche sulla navigazione del governo?
Ecco perché alla fine la contesa tra Grillo e Conte potrebbe, forse sarebbe meglio dire dovrebbe, trovare una via d’uscita. Troppi gli interessi e talmente alti i rischi da una rottura di cui se ne avvantaggerebbe soltanto il centrodestra.
Il Centrodestra stenta a trovare una quadratura
Appunto, il centrodestra. Finora bisogna catalogarlo alla voce oggetti smarriti. Infatti, a parte Roma e Torino la coalizione stenta a trovare una quadratura. Per non parlare degli interrogativi su federazione e partito unico. Ma è soprattutto sul capitolo amministrative che il centrodestra sta mostrando tutti i suoi limiti.
A Napoli e Milano si naviga a vista. Sul capoluogo campano le tensioni restano tante dovute in primo luogo alla volontà pervicace di Maresca di tenere fuori i simboli di partito dalla sua candidatura. I timidi segnali registrati in questi ultimi giorni rimangono ancora troppo timidi ed infatti FdI è pronta a scendere con una propria candidatura. E pure Forza Italia sarebbe sempre più convinta di non rinunciare al proprio simbolo.
È chiaro che in settimana una soluzione va trovata. Così come su Milano, dove l’uscita di scena di Oscar di Montigny, funzionario Mediolanum, ha gettato in pista Andrea Farinet, presidente della fondazione pubblicità Progresso e docente all’Università Cattaneo, su cui comunque mancherebbe il consenso di tutta la coalizione. La sensazione è che quello che davvero manchi sia un vero leader capace di fare sintesi, come faceva un tempo Berlusconi, all’interno di questo centrodestra. Ruolo al quale Salvini si sta dimostrando ancora molto acerbo e soprattutto troppo sensibile ai sondaggi.
Ma quello della leadership è un capitolo che, forse, si aprirà più avanti anche perché adesso il centrodestra ha ben altri problemi.
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