Negli incontri nazionali, regionali e locali tra i tre partiti di Centrodestra non albergano comuni visioni e proponimenti votati all’interesse delle città. Non è questione di manuale «Cencelli» né di percentuali nazionali o locali da fare rispettare. Il Centrodestra finge coesione, ostenta condivisioni strategico-programmatiche, di fatto è diviso e singolarmente arroccato ognuno nel proprio fortilizio.
Partiti-contenitori senza cultura di riferimento né democrazia interna. Personaggi per tutte le stagioni, padroni di consensi, veri o millantati, causano guerre oramai non tanto intestine combattute per conquistare posizioni in cui primeggiare. L’anomalia del problema è nella scelta dei nemici, non avversari di differenti schieramenti, ma ipotetici alleati schierati sullo stesso fronte e divisi negli obiettivi da raggiungere.
Accettando per veritieri i sondaggi del Centrodestra rispetto agli avversari, consensi elettorali sufficienti e utili per il governo di città grandi e piccole, di fatto queste forze sono depauperate per precise responsabilità di capi e capetti provinciali. I balletti, i ritardi, le voci certe e le smentite scontate, rispetto alla scelta di candidati sindaco, sono la chiara dimostrazione d’assenza di classe dirigente responsabile.
Le componenti del Centrodestra sono impegnati in una «guerra interna» che non lascia dubbi circa le motivazioni di natura personale e, perdurando, si può immaginare il disastroso epilogo. Il collante d’amalgama e la cura degli interessi dei cittadini non è sentito, o meglio non alberga in certi cosiddetti vertici locali.
Per questi personaggi, valgono e contano di più le posizioni da mantenere o da conquistare che determinare la buona amministrazione della Res Publica. Calcoli strategici su cosa conviene fare, cosa si guadagna, a discapito di chi o per non concedere vantaggi l’alleato di turno e amico di merenda. Alleanza di oggi, inimicizia di domani. Strategie momentanee, andamenti ondivaghi di un’Epoca tutta da scrivere. Federazione d’intenti, alleanze locali, amicizie a termine, guardinghi e diffidenti con tutti, principalmente con gli amici di strada.
Non si spiega in altro modo cosa si registra in ambito locale, regionale e nazionale
Accordi scontati, ricusati, distanziati e riabbracciati, con liste proprie, aperte al civismo, ammiccanti o apertamente avverse. Balletti indecorosi, dichiarazioni senza scuorno, giochi posti in essere nel tentativo d’imitare la prima repubblica senza tenere conto di non averne l’altezza né la sostanza.
Balletti di controfigure vestiti da statisti, spettacoli indecenti recitati sui palcoscenici delle città. Spettatori, anch’essi colpevoli perché muti, orbi e sordi, assistono impassibili all’orrendo spettacolo, ed invece di fischiare, miseramente ostentano applausi alla ribalta.
La malapolitica deve smettere d’esercitare sporchi giochetti sulla pelle della gente, deve finire d’incutere paura, questo momento storico ,anche se di transizione, dev’essere superato, non può durare in eterno. Coscienza e consapevolezza dei propri diritti devono ritornare ad essere la forza del cambiamento per singoli e per la collettività.
Fare sentire la propria voce in dissenso è l’unica vera forza da esercitare per riportare la politica alla democrazia.