Napoli, Manfredi: «Lavorare per intercettare le risorse del Recovery Plan»

di Redazione

«Bisogna spendere le risorse che già abbiamo nella disponibilità del Comune e che sono inutilizzate. Poi mettersi al lavoro per intercettare le risorse del Recovery: non c’è tempo da perdere, è un treno che passa adesso. Per esempio sugli asili nido c’è un grande piano nazionale, se non siamo pronti con progetti e se non siamo presenti ai tavoli dove queste risorse vengono attribuite, le perderemo».

Lo ha detto Gaetano Manfredi, candidato sindaco a Napoli per il centrosinistra e il Movimento 5 Stelle intervenendo all’incontro ‘The future of South of Italy’ con la scrittrice e attivista statunitense Kerry Kennedy e il presidente dell’Interporto Sud Europa Riccardo Monti.

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Il candidato: «Bisognerà rimettere in moto la macchina amministrativa»

Per Manfredi il nuovo sindaco dovrà «rimettere in moto la macchina amministrativa, che è ferma. Alcuni problemi anche semplici e quotidiani sono legati a una paralisi dell’amministrazione, che deve dare invece risposte immediate».

Risposte che aspettano anche i lavoratori del sommerso che stanno rimanendo fuori da tutti i sostegni negli anni del covid: «L’economia sommersa – spiega l’ex rettore della Federico II – a Napoli e al Sud è molto presente. Queste fasce di popolazione hanno sofferto molto la crisi pandemica ed è difficile per lo Stato intervenire e aiutarle perché non essendo lavoratori regolari come se fossero invisibili. È necessario dare un nuova prospettiva partendo proprio dall’istruzione e dai giovani».

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Manfredi: «Al Sud manca la rete dei servizi»

«Poi dobbiamo lavorare per le donne un problema italiano, ma ancora una volta più grave al Sud, dove manca la rete dei servizi, dal tempo pieno agli asili nido servizi e questo accadeva già prima della pandemia, che ha aggravato il problema. In questo momento – rileva Manfredi – la partecipazione femminile al lavoro è molto bassa, è un problema endemico soprattutto al Sud. I problemi sono talmente profondi e articolati che non esiste un’alternativa alla collaborazione spinta e pragmatica a tutti i livelli. Alcuni problemi vanno risolti al di fuori del comune, in un contesto europeo».

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