Una sfida per il futuro sindaco di Napoli: migliorare le partecipate, con la “partecipazione” dei lavoratori

di Luigi Rispoli

Per garantire servizi di qualità ai cittadini insieme a coesione ed inclusione sociale, occorre rimettere in equilibrio i conti

Nel dibattito politico che si è acceso intorno alle prossime elezioni comunali di Napoli molti solo ora si sono accorti che il Comune è da anni in bancarotta e che de Magistris, piuttosto che procedere con serietà ad attuare le riforme necessarie per porre un argine ad una situazione diventata drammatica, ha preferito agitare demagogicamente lo spettro del debito ingiusto.

Ma tornando alla situazione dei conti di Palazzo San Giacomo, le cui cause sono molteplici, una delle voci di passivo più pesanti deriva certamente dal sistema delle partecipate al punto che il Collegio dei Revisori dei Conti, ancora nel parere al Bilancio di Previsione 2020 – 2022, si raccomandava di «addivenire alla totale conciliazione delle situazioni creditorie/debitorie con le partecipate ed esercitare un costante controllo analogo per una efficace azione di coordinamento».

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Il tema delle società pubbliche rappresenterà, quindi, per il prossimo sindaco un banco di prova per uno degli snodi fondamentali del sistema amministrativo comunale in chiave di modernizzazione, razionalizzazione e, per altro verso, di cooperazione pubblico-privato in un contesto socio-economico cittadino, caratterizzato da una crescente domanda di servizi e da un quadro di risorse in diminuzione.

Una sfida che rende necessario il superamento dell’attuale modello di governo adottato dalla sinistra che vuole il Comune utilizzare le partecipate come strumento per eludere i vincoli di finanza pubblica imposti agli enti locali, per aggirare le norme di blocco delle assunzioni di personale che riguardano direttamente gli enti pubblici e per nominare gli organi societari.

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C’è la grande occasione di poter percorrere una strada nuova che ci riporta all’idea delle società partecipate come di soggetti capaci di sostenere la sfida del mercato puntando sulla qualità del lavoro come uno dei mezzi per raggiungere gli obiettivi che tutti a parole ci prefiggiamo e che sono il pieno impiego, qualità e produttività del lavoro, garantire servizi di qualità ai cittadini insieme a coesione ed inclusione sociale, rimettere in equilibrio i conti.

Io credo che se riusciremo ad inserire all’interno dell’organizzazione delle società partecipate gli opportuni strumenti per realizzare un ambiente di lavoro con relazioni partecipative o collaborative con i lavoratori questo ci aiuterà al raggiungimento di obiettivi di interesse generale.

Dobbiamo puntare, insomma, ad una strategia nuova nella quale va affermato il legame fra qualità e produttività del lavoro con la qualità delle relazioni industriali, all’interno delle quali di notevole importanza al livello di coinvolgimento dei lavoratori nella formazione delle decisioni manageriali.

In questo scenario la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle società partecipate che gestiscono servizi per conto del Comune di Napoli, può costituire una prospettiva di valorizzazione delle stesse persone che vi lavorano generando una iniezione di carica motivazionale.

In Italia, finora, vi sono state limitate esperienze di forme partecipative che hanno puntato essenzialmente sull’elemento della retribuzione trovando una opposizione da tutto il sistema delle relazioni industriali con i datori di lavoro che si adoperavano per difendere il capitale e le organizzazioni sindacali che in questo modo vedevano una minaccia al loro peso all’interno delle aziende.

Da questo punto di vista le partecipate pubbliche sono perfette per avviare forme di partecipazione o di cogestione perché l’ente non ha tra i suoi scopi quello di difendere i guadagni o fare profitti ma deve puntare essenzialmente alla qualità dei servizi da offrire ai cittadini.

Un meccanismo di pesi e contrappesi tesi a ostacolare e a prevenire la corruzione e che si fonda sull’esistenza di soggetti e organismi portatori di interessi diversi o anche contrapposti; quello del management, che deve dare informazioni e ascoltare i pareri e anche prenderli in considerazione per le decisioni che riguardano gli interessi della società, e gli organismi di rappresentanza dei lavoratori, che da quelle decisioni dipendono.

Il diritto dei lavoratori di prendere parte alla determinazione e al miglioramento delle condizioni e dell’organizzazione del lavoro, alla protezione della salute e della sicurezza nell’ambiente, al controllo sull’applicazione delle norme in materia senza escludere che l’informazione e la consultazione possano avere come oggetto la situazione economica e finanziaria dell’impresa oltre a quella dell’occupazione e alle decisioni che sono suscettibili di incidere sugli interessi degli stessi lavoratori.

In questo modo il Comune di Napoli potrebbe avviare un processo innovativo nella gestione delle proprie partecipate e nella erogazione dei servizi e per questo giudico la responsabilizzazione dei lavoratori un elemento fondamentale per giungere agli obiettivi mentre il resto lo dovrà fare la parte politica selezionando, al di là delle appartenenze politiche, un management portatore sempre di competenze, professionalità ed esperienza.

Setaro

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