La lotteria degli scontrini è stata giudicata un insuccesso, le operazioni di cashback ed extra cashback non risultano essere valutabili
Nel rapporto annuale sul coordinamento della finanza pubblica per l’anno 2021, le Sezioni Riunite della Corte dei Conti in sede di controllo hanno analizzato in modo puntuale e accurato le politiche di bilancio adottate dal Governo Conte, rilasciandone un giudizio impietoso: la lotteria degli scontrini è stata giudicata un vero e proprio insuccesso, le operazioni di cashback ed extra cashback non risultano essere valutabili e l’opzione pensionistica cosiddetta ‘quota 100’ decisamente sperequata.
La lotteria degli scontrini sconta un’adesione molto limitata e settoriale, basti pensare che soltanto il 23 per cento degli esercenti tenuti alla trasmissione telematica dei corrispettivi ha finora aderito all’iniziativa, trasmettendo almeno una operazione.
Gran parte degli esercizi aderenti risulta concentrata nella grande distribuzione. Nei supermercati, quindi, le operazioni gestite per la lotteria degli scontrini assorbono il 54,4 per cento del totale.
Se si considerano gli esercizi per volumi d’affari, il 43% delle operazioni è gestito dagli esercenti che si trovano nella fascia superiore a 500 mila euro. Gli esercizi con volumi fino a 50 mila euro, gestiscono appena il 6 per cento, mentre in quelli da 50 mila a 100 mila, solo lo 0,9 per cento.
Se si analizza il dato dal punto di vista della distribuzione territoriale degli esercenti che hanno trasmesso operazioni, si registra una discreta affermazione della lotteria in regioni come la Lombardia, l’Emilia-Romagna e le Marche, mentre regioni come Campania, Sardegna e Valle d’Aosta si caratterizzano per un risultato del tutto insoddisfacente, sintomo di un sostanziale rifiuto dell’iniziativa. In sostanza la risposta, relativamente positiva, è venuta unicamente dalle imprese di maggiori dimensioni.
Per ciò che concerne le operazioni cashback ed extra-cashback la Corte dei Conti ha ritenuto del tutto non valutabile la misura tenuto conto delle limitate statistiche di cui si dispone a causa delle restrizioni in materia di privacy. Infatti il programma non raccoglie informazioni di dettaglio circa la categoria merceologica o la localizzazione degli esercenti presso cui sono effettuate le transazioni.
Qualcosa di davvero paradossale se si pensa che le informazioni, di cui ordinariamente dispongono gli acquirenti e le organizzazioni che analizzano il settore dei pagamenti elettronici, non siano conoscibili dalle Istituzioni pubbliche che hanno finanziato l’iniziativa.
Ma la corte non si è limitata all’analisi sulla gestione, piuttosto ha avanzato alcune considerazioni sull’impianto teorico con l’intento di suggerire dei correttivi. Tra queste una differenziazione delle tipologie di transazioni interessate dal beneficio, sia in termini di beni e servizi oggetto delle transazioni che in termini di soggetti che rendono la prestazione.
Potrebbe essere preferibile sembrerebbe, testo conto dei fenomeni evasivi che questo tipo di incentivazione dovrebbe scoraggiare, una soluzione che tenda a privilegiare i pagamenti effettuati verso operatori medio piccoli prevedendo un incentivo differenziato tra grande distribuzione e piccoli operatori.
Per quanto riguarda la spesa previdenziale, il Rapporto esplicitamente indica di superare «in avanti» Quota 100, contenendo gli interventi di tipo derogatorio al fine di dare certezza al quadro pensionistico.
La Corte ha evidenziato in merito alla misura Quota 100 una scarsa adesione, se si pensa che a fine 2019 il numero di domande presentate rappresentava appena il 60% di quelli ipotizzati. Ma la sperequazione evidenziata dalla Rapporto evidenzia anche che i beneficiari della misura siano stati prevalentemente gli uomini (tre su quattro), e soprattutto che il numero di quotacentisti in senso stretto, cioè con 62 anni di età e 38 anni di anzianità contributiva, sono stati un numero relativamente limitato, pari a poco più di 5 mila, il 3 per cento del totale.
Già nel rapporto 2020 la Corte aveva sottolineato la rilevante «sostanza economica» della misura ‘quota 100’ e cioè il trasferimento implicito che il bilancio pubblico accorda ad una limitata platea di persone derogando alle norme generali.
In definitiva, una misura che avrebbe avuto un impatto stimato inizialmente per gli anni 2019-2020 di oltre 11 miliardi, alla luce della scarsa adesione e soprattutto della sovrastimato numero di beneficiari, ha prodotto oltre 3,5 miliardi di minore spese.
Il totale delle misure economiche sopra analizzate pesava per oltre il 30% sulla manovra finanziaria 2020 adottata dal Governo Conte, in epoca pre-covid. Numeri da brivido, tenuto conto dell’inesistente apporto alla crescita evidenziato dal Rapporto della Corte.