Si sono acuite le distanze tra aree del paese e tra le condizioni di crescita e sviluppo di bambini ed adolescenti del Sud rispetto al Nord
Dopo che saranno conclusi i riti della politica di palazzo e saranno ufficializzati i nomi dei candidati alla carica di sindaco, toccherà a quest’ultimi mostrare di saper guardare con attenzione al futuro delle bambine e dei bambini del Sud che con difficoltà stanno uscendo dal lungo tunnel della pandemia.
Un futuro fortemente condizionato dagli accadimenti dell’ultimo anno e che sono stati analizzati nel rapporto che la onlus WeWorld ha pubblicato in questi giorni. MAI PIÙ INVISIBILI, giunto alla seconda edizione, mostra una fotografia chiara sulla condizione delle bambine e dei bambini del nostro Paese. Un’analisi puntuale, che offre l’occasione di riflettere sui diritti e sulle difficoltà che hanno segnato questo tempo.
Dalla lettura del rapporto emerge che con la pandemia da Covid-19 si sono acuite le distanze tra aree del paese e tra le condizioni di crescita e sviluppo di bambini ed adolescenti del Sud, rispetto al Nord. Diseguaglianze radicate, che l’epidemia ha portato ad emersione con crudezza.
La chiusura delle scuole, l’isolamento in casa, il riadattamento forzato degli spazi domestici a luoghi di apprendimento, l’assenza di socialità, un ancora ampio divario nell’accesso alle tecnologie hanno avuto sui nostri figli un impatto grave.
Si è aggravata la povertà educativa, sono cresciute le diseguaglianze sociali, oltre che il numero di segnalazioni di violenza, che sempre più si consuma sulla pelle e i sogni dei più fragili.
I bambini e i ragazzi hanno sofferto e continuano a soffrire in silenzio, a lungo privati degli spazi e dei luoghi nei quali hanno diritto di sviluppare la loro dimensione relazionale di persone e di cittadini.
Il rapporto di WeWorld lo evidenzia con nitidezza. La costruzione di un futuro più giusto passa da questi nodi e dalla urgente tutela dei diritti dei bambini.
L’analisi condotta da WeWorld ha analizzato, a livello regionale, la capacità di promuovere e garantire i diritti dei bambini/e con particolare riferimento alle quattro aree fondamentali: salute, educazione, economia e società.
Nella classifica 2021 al primo posto vi è il Friuli-Venezia Giulia, seguito dal Trentino-Alto Adige e dall’Emilia Romagna (entrambe al secondo posto). Seguono Valle d’Aosta e Lombardia. La parte centrale della classifica è ancora occupata da regioni del Nord e del Centro, mentre agli ultimi posti per inclusione vi sono regioni del Sud Italia: Puglia, Calabria, Campania e all’ultimo posto la Sicilia.
In generale Sicilia, Campania e Calabria sono le ultime regioni in classifica in 21 indicatori su 40. Il divario con le prime regioni è particolarmente pronunciato per quanto riguarda le condizioni dei bambini e delle bambine, in quasi tutte le dimensioni considerate (educazione, capitale umano e sociale, capitale economico).
Questi dati nella loro crudezza forniscono ai futuri candidati sindaci un prezioso contributo per meglio conoscere la condizione dei loro piccoli cittadini e costruire le migliori e più consapevoli politiche e interventi che mettano gli under 18, coloro che non possono esprimersi nella cabina elettorale, in condizione di poter esercitare il proprio diritto a sognare un futuro di prosperità.
Favorire gli investimenti in cultura, in presidi quali biblioteche o musei, ma anche in poli sportivi, per migliorare i percorsi educativi e accrescere il capitale umano della popolazione under 18.
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) può essere l’occasione per investimenti ad hoc, volti a rimediare non solo ai danni della crisi economica e sociale causata dalla pandemia, ma anche alle carenze strutturali di quelle aree de nastro mezzogiorno sulle quali già prima della pandemia le politiche sociali erano insufficienti.
Poi occorrerà che la buona amministrazione prenda il posto delle polemiche sterili e si concentri sugli investimenti da fare per lo sviluppo educativo, culturali, sportivo e sociale dei bambine/i e adolescenti.
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