Riusciremo a riportare il capitalismo a essere un mezzo e non un fine
Tutti si dicono favorevoli a una vera politica che possa difendere l’ambiente e alla collocazione di un grande cantiere per preservare la biodiversità, eppure tante sono le contraddizioni a proposito anche fra gli ecologisti più puri.
C’è chi vuole una normativa per la procreazione medicalmente assistita, e chi invita a mettere al mondo meno figli. C’è chi manifesta a favore del clima e chi contro il patriarcato: una grande confusione che impedisce di capirci qualcosa.
Per coerenza non dovremmo preoccuparci soltanto di tutelare il tesoro che rappresentano gli scarabei o i piccoli uccelli, le piante o gli oceani, ma sarebbe opportuno anche salvaguardare i differenti modi di vita nei nostri siti naturali, nei nostri biotipi, nelle nostre comunità.
Prendiamo ad esempio le famiglie: con le loro specificità naturali strutturano la società e dovrebbero essere quindi protette. Senza di esse la diversità della società umana verrebbe minacciata.
È vero che la mondializzazione e lo sviluppo economico illimitato sono devastanti per la natura, per sua diversità e per sue ricchezze, ma è anche vero che la mondializzazione nuoce tanto alla flora, alla fauna che all’essere umano. Nuoce allo stesso modo alle popolazioni delle balene blu quanto alle nostre famiglie, ai nostri usi costumi e tradizioni. La famiglia è il luogo privilegiato della trasmissione dei valori e dunque la vera detentrice della chiave della responsabilità ecologica.
Un vecchio detto degli indiani arapajos recita: «non si eredita la terra dei padri, la si presta ai figli». La famiglia resta il luogo della gratuità per eccellenza. I servizi sociali resi in seno alla famiglia non si pagano se non sotto forma di paghette settimanali e sicuramente a prezzi fuori mercato: è quindi uno spazio che rimane fuori concorrenza e fa sussistere la possibilità di relazioni non solo commerciali.
La famiglia è il luogo in cui le relazioni non sono sottomesse alla tirannia del diritto e delle regole, non soggiace alla tecnica né agli artifizi. È certamente l’ultima oasi di libertà. Il rapporto familiare rende costantemente presente la disparità della condizione umana e ci confronta alla vera natura delle cose: la debolezza, l’imperfezione, il limite.
Come il vicinato delle piante, degli alberi o degli animali è la presenza dell’alterità che suggerisce il rispetto della diversità naturale. Per questo motivo la famiglia è un anello indispensabile, non c’é nulla di più ecologico. Di contro abbiamo ideologi pronti a tutto nel nome del capitalismo illiberale, pronti a distruggere i biotipi, il nostro ambiente, le nostre foreste, le nostre comunità naturali e finanche le nostre esistenze per soddisfare la loro frenesia mercantile.
Impegniamoci dunque per ricostruire il nostro mondo, proteggere il più possibile questa grande famiglia delle famiglie perché sia considerata sempre il luogo di equilibrio tra libertà e bene comune. La forza della famiglia e quella della Nazione sono le soli capaci di porre un freno all’estensione infinita del mercato e alla distruzione del nostro pianeta.
Se difenderemo la famiglia come facciamo col pianeta riusciremo a riportare il capitalismo a essere un mezzo e non un fine e poi avremo preservato la natura con tutte le sue specificità, le sue immense ricchezze e la sua diversità incalcolabile.
Ricordiamo che non esiste maggiore ricchezza dell’essere umano; continuiamo quindi a combattere per la salvaguardia dell’ambiente ma conseguentemente non dimentichiamo di difendere anche la famiglia lasciandola indietro, in secondo piano.