Agrigento, 30 migranti in fuga dal centro di accoglienza. Pisano (FdI): «Necessario chiuderli»

di Redazione

Nel centro per migranti ieri si erano registrati disordini e una rissa

Sono in fuga da questa mattina una trentina di migranti minorenni che hanno lasciato il centro di accognenza di Villa Sikania, a Siculiana, nell’Agrigentino, utilizzato come centro di sorveglianza sanitaria anti-Covid per quanti sbarcano a Lampedusa e non solo. Immediate sono scattate le ricerche ulla vicina statale 115 e nelle campagne di Siculiana.

«La fuga di migranti dal centro di accoglienza ex Villa Sikania di Siculiana di questa mattina e i disordini di ieri, nel corso dei quali le forze dell’ordine sono state fatte bersaglio di un fitto lancio di oggetti da parte di persone ospitate nella medesima struttura, sono gli ennesimi inaccettabili atti violenti di gente arrivata clandestinamente in Italia e che rifiuta in maniera arrogante di rispettare le nostre leggi  e di adempiere agli obblighi di quarantena previsti dalle norme anti covid». Lo ha affermato afferma il commissario di FdI ad Agrigento Calogero Pisano.

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«Con le nostre  iniziative – spiega -, ma anche collaborando con importanti testate giornalistiche e tramissioni televisive nazionali, siamo riusciti a portate all’evidenza pubblica come i centri di accoglienza, soprattutto quelli presenti nei luoghi abitati, ed in particolar modo quelli del quartiere Villaggio Mosè di Agrigento e quello di Siculiana, rappresentino delle degradanti polveriere pronte ad esplodere che comportano rischi e disagi per i residenti e le attività commerciali adiacenti, costretti, loro malgrado, a convivere con i comportamenti spesso maleducati degli extracomunitari».

«Chiediamo al Governo Draghi di intervenire immediatamente e di chiudere tutti i centri di accoglienza della nostra provincia, ormai relegata ad un mero campo profughi, ed al contempo esprimiamo solidarietà ai nostri uomini in divisa messi a presidio delle strutture sparse nel nostro territorio, che con abnegazione svolgono il loro dovere, anche a rischio della propria incolumità fisica» conclude Pisano.

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