Ieri si è svolto il primo vertice allargato a tutti gli alleati del centrodestra in vista delle elezioni amministrative
Si rivedranno la prossima settimana con l’impegno di chiudere definitivamente la partita delle amministrative 2021 annunciando i candidati a sindaco. Nel frattempo vaglieranno i vari profili giunti, in particolare di esponenti della società civile, nella consapevolezza che dovunque il centrodestra andrà unito e compatto.
Si è chiuso così il primo vertice allargato a tutti gli alleati del centrodestra in vista delle elezioni amministrative del prossimo autunno svoltosi ieri alla Camera dei deputati. Un incontro che alla fine si è rivelato interlocutorio ma che comunque è servito per smuovere quella spessa coltre che da mesi si era posata sull’alleanza, complice in particolare la nascita del governo Draghi che di fatto aveva diviso il centrodestra.
Per un giorno, quindi, va in soffitta il centrodestra di governo e torna protagonista uno solo, quello che punta a vincere la sfida delle prossime elezioni amministrative con test elettorali in importanti città come Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna. Nel complesso l’incontro è durato meno di due ore e si è concluso con una nota congiunta nella quale si è chiarito che «il centrodestra correrà unito in tutte le città che andranno al voto» e che «sul tavolo ci sono molti profili, alcuni inediti che si sono fatti avanti recentemente. Proprio per questo ci sarà un altro vertice a breve, dopo alcuni approfondimenti sugli aspiranti sindaci più interessanti».
Compattezza che il centrodestra ha subito cercato di rilanciare in contrapposizione al fronte opposto «dal momento che Pd e Cinquestelle non sono stati capaci di raggiungere un accordo e si presenteranno divisi agli elettori con progetti disomogenei. Lega, Forza Italia, Fratelli D’Italia, Udc, Cambiamo, Noi con l’Italia e Rinascimento sono concordi nel voler mettere in campo candidature civiche, rappresentanti del mondo del lavoro e delle professioni».
Quindi né nera ma nemmeno bianca la fumata al termine del vertice, piuttosto di colore grigio con la speranza che a breve tutti i nodi siano sciolti. In realtà, su Torino e Napoli la situazione sembra ben chiara. Paolo Damilano e Catello Maresca sembrano essere gli unici nomi sicuri al punto che già ieri potevano essere annunciati. Rimangono per il momento in caldo, in attesa che lo stallo sulle altre città si risolva. In particolare, su Roma e Milano che, dopo le defezioni di Bertolaso e Albertini, impongono al centrodestra un supplemento di riflessione.
Delicata è la situazione su Milano dove i sondaggi danno forte il sindaco uscente Beppe Sala, costringendo così a lavorare per giungere ad una scelta più accorta. Il nome sul quale si starebbe convergendo è quello di Annarosa Rocca, presidente di Federfarma Lombardia, al punto che qualcuno ipotizzava che già al termine del vertice potesse essere ufficializzata. Alla fine, però, si è deciso di attendere. Stessa situazione su Roma dove l’amministrativista Enrico Michetti sembra essere il nome più forte in campo, ma anche qui si è deciso di aspettare.
Se da un lato Giorgia Meloni al termine del vertice ha spiegato che «Michetti e Racca sono nomi interessanti come ce ne sono altri che sono arrivati. Sono diversi i nomi che ci sono, per cui facciamo le verifiche e procediamo a scegliere il profilo migliore»; dall’altro Matteo Salvini precisa che «non ci sono nomi di serie B, noi badiamo alla sostanza e non alla forma, quando parliamo di avvocati, docenti, farmacisti e industriali, che siano televisivamente conosciuti mi interessa poco. Sarebbero tutti nomi in grado di fare meglio della Raggi a Roma e di Sala a Milano».
Al di là dei nomi è sempre la leader di Fratelli d’Italia a fare una riflessione: «Sicuramente un elemento molto positivo è che il centrodestra riesca ad essere così attrattivo per persone che chiaramente hanno una spiccata autorevolezza».
Insomma, sembra essere il clima positivo la notizia più importante e significativa del vertice che quindi ha segnato una schiarita nel cielo del centrodestra. Questo però non significa che i problemi siano definitivamente superati e che le tensioni delle ultime settimane definitivamente superate. Ad esempio, rimane in piedi la questione Copasir.
Salvini ha chiarito che non se ne è parlato nel corso del vertice, ma è evidente che prima o poi il tema dovrà essere affrontato. È inimmaginabile che un organismo così importante rimanga bloccato dalle liti di partiti. Infatti, con le dimissioni del presidente è impensabile qualsiasi convocazione e così le previste audizioni dei vertici alla luce delle recenti inchieste di Report sugli incontri di Mancini con Renzi e Salvini.
Probabilmente la chiusura della pratica candidature potrebbe agevolare una soluzione, sempre che nel frattempo non arrivi un intervento dei presidenti di Camera e Senato, finora molto defilati sulla questione. Anzi troppo.
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