Il Pd insiste sulla patrimoniale ma Draghi continua a bocciarla. Alta tensione nel centrodestra su Copasir e amministrative, lunedì l’incontro

Dopo più di 24 ore dal lancio, la proposta del segretario del Pd, Enrico Letta, di tassare le successioni dei ricchi continua a far discutere e dividere la maggioranza. Lui non arretra anche se giovedì stesso in conferenza stampa era stato proprio il premier Draghi a bocciare una simile misura. In un momento di recessione come questo, è stato il ragionamento del presidente del Consiglio, si deve virare su politiche economiche espansive e l’intervento prospettato da Letta rischierebbe di avere un effetto depressivo. Parola di economista.

Ciononostante, il segretario del Pd va avanti ed anche ieri avrebbe ribadito la sua proposta nel corso di un colloquio telefonico con lo stesso Draghi. Conversazione che fonti del Nazareno hanno definito serena e cordiale, inserita nell’ambito del normale confronto tra esponenti della maggioranza. In realtà, il sospetto che Mr Bce abbia accolto con una certa irritazione la proposta di Letta non è da escludere. Anzi qualcuno racconta che lo stesso segretario del Pd sarebbe stato invitato a non la proposta, giudicata intempestiva.

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In particolare, il presidente del Consiglio è convinto che sul fisco sia necessario ragionare in una logica di sistema e d’insieme, piuttosto che concentrarsi su singole misure le quali, peraltro, come nel caso della proposta del Pd, possono produrre effetti negativi. Ecco perché dalle parti di Palazzo Chigi sarebbe serpeggiato un certo malumore nei confronti del segretario del Pd, che con la sua uscita rischierebbe di avvelenare il clima politico proprio in vista della riforma del fisco.

Infatti, a fine giugno la Commissione parlamentare d’indagine sul fisco consegnerà la sua proposta a Draghi per la legge delega che accompagnerà la riforma vera e propria. Ma il rischio è che le divergenze possano affossarla. Spetterà a Draghi decidere la rotta trovando una quadratura tra la Lega che continua a puntare alla flat tax, Fi che chiede di abbassare le tasse, il M5s che punta a ridurre gli scaglioni e il Pd che si prepara a proporre un sistema tedesco senza scaglioni ma con aliquote tarate sul reddito, insieme alla tassazione dei sussidi ambientali dannosi e la tassa sulle super eredità per aiutare i giovani.

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E’ evidente, perciò, che da Palazzo Chigi non debbano aver accolto positivamente la proposta di Letta, così come l’insistenza di ieri quando via twitter ha ribadito di aver fatto «una proposta sui giovani. E poi, con serietà, ho parlato di come finanziarla. Ma vedo che si continua a parlare solo di patrimoni e successioni. Ne traggo la triste ennesima conferma che non siamo un paese per giovani. E non mollo».

Musica per le orecchie di Matteo Salvini il quale ha l’occasione per schiacciare in un angolo il Pd, giudicando la proposta di Letta «surreale come lo ius soli, il ddl Zan, e il voto ai 16enni. Vedo che Letta insiste, dice che non è stato capito, anche noi vogliamo aiutare i giovani ma senza massacrare i nonni. Parlare di nuove tasse in un momento così complicato per gli italiani mi sembra fuori da ogni logica». Ma è anche nel Pd che si leva qualche voce contraria, come quella dell’ex capogruppo al Senato, Andrea Marcucci, che giudica la proposta «sbagliata nei tempi e nei modi. Nel merito basti ricordare che stiamo lavorando ad una riforma complessiva del fisco».

E dall’opposizione Giorgia Meloni tuona: «A ognuno le sue priorità. Quelle del Pd: patrimoniale; ddl Zan; Ius soli; quelle di Fratelli d’Italia: Stop oppressione fiscale per cittadini e aziende; abolizione del coprifuoco e riapertura di tutte le attività; blocco dell’immigrazione clandestina». Insomma, per Draghi non sarà facile trovare una soluzione che accontenti tutti.

E sempre in tema di trovare una soluzione c’è anche il centrodestra a sua volta alle prese con due dossier delicati: il Copasir e le prossime amministrative. Sul primo la mossa di Matteo Salvini di far dimettere i due esponenti leghisti: Volpi (presidente) ed Arrigoni non ha accelerato ma piuttosto rallentato la via d’uscita, complice la richiesta della Lega di dimissioni di tutti i membri e contestuale rinomina nel pieno rispetto della legge vigente, il che significa 5 esponenti nominati da Fratelli d’Italia. E questo anche se proprio da FdI e dagli stessi presidenti di Camera e Senato era giunta la disponibilità a derogare la legge su questo punto garantendo comunque che fosse un esponente dell’opposizione a presiedere il Comitato.

Ipotesi che viene smentita seccamente dalla Lega che punta il dito contro il possibile presidente Adolfo Urso, giudicato a torto amico degli iraniani e non degli israeliani. Chiaro, quindi, lo stallo dal quale forse se ne uscirà soltanto dopo la definizione delle intese sulle amministrative, e quindi risolvendo il secondo dossier in mano al centrodestra. Lunedì pomeriggio ci sarà l’incontro tra i leader per tentare di mettere un punto, anche se lo stesso Salvini ha messo subito le mani avanti: «Non so se l’incontro sarà conclusivo, sicuramente sarà utile per arrivare alla scelta migliore. Lo abbiamo già fatto su Torino e Napoli, stiamo ragionando anche di Latina».

Come detto la sensazione è che l’intesa sarà su un pacchetto complessivo che riguarderà sia le Amministrative e sia il Copasir. Ma non sarà facile vista la tensione e il nervosismo dalle parti della Lega, che sembra mal soffrire il recupero nei sondaggi di FdI, al punto che lo stesso Salvini alla domanda di cosa farà se FdI superasse la Lega ha risposto: «Mi porrò il problema quando sbarcheranno gli ALIENI, che credo non sbarcheranno da qui a breve». Parole che tradiscono il nervosismo di chi un anno e mezzo da veleggiava intorno al 30 per cento. Oltre 10 punti percentuali in più la cui mancanza oggi si fa sentire.

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