Antonio Bassolino che annuncia la sua candidatura a primo cittadino, la rinuncia di Gaetano Manfredi, l’enorme buco del Comune di Napoli esploso dopo l’era de Magistris ma iniziato a crescere già 30 anni fa con Bassolino e i malumori nella coalizione dopo il patto a due siglato in un bar di Posillipo tra Pd e Movimento 5 Stelle.
Non sembra essere un buon momento per il centrosinistra partenopeo che sperava di poter affrontare un tragitto di avvicinamento alle elezioni amministrative di ottobre in modo più tranquillo. E l’accordo siglato tra grillini e lettiani è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Una notizia che ha scatenato l’ira degli storici alleati dei Dem che speravano si potesse trovare il nome del candidato sindaco con delle primarie aperte a tutti i partiti della coalizione.
È in enorme difficoltà la sinistra. Una difficoltà testimoniata anche dall’intervista rilasciata ieri a Stylo24 dall’ex sottosegretario, già deputato ed ex consigliere regionale Felice Iossa, ora esponente di ‘Amici dell’Avanti’ con Claudio Martelli. «Noi avevamo richiesto le primarie – spiega l’ex sottosegretario – perché ci sono più candidati per il centrosinistra. C’è un candidato che si chiama Bassolino, c’è Migliore, ma anche altri pronti a scendere in campo. Rispetto a questa pluralità di candidati mi sembrava logico e giusto chiedere le primarie. Perché i partiti come sono messi oggi non sono nelle condizioni di poter offrire candidature come fatto dal Pd e i 5Stelle».
«Inoltre – aggiunge – l’accordo Pd-5Stelle è fallito in tutta Italia. Non si capisce per quale motivo deve essere fatto a Napoli con un movimento politico che alla Regione è all’opposizione». Una situazione che in caso di vittoria potrebbe portare notevoli problemi nei rapporti con Palazzo Santa Lucia, soprattutto in ottica Recovery Fund. Per Iossa spendere bene questi soldi potrebbe rappresentare un problema «con una forza che al Municipio di Napoli e alla Città Metropolitana è in maggioranza e in Regione è all’opposizione»
Ci va giù duro l’ex sottosegretario secondo cui «il Partito democratico è in una condizione pietosa, asfittica. Io non so perché l’anima riformista che c’è nel Pd non si ribelli. Per quanto mi riguarda questa situazione non la trovo affatto giusta. Se hanno fatto un accordo tenendo fuori tutti gli altri, se lo tenessero l’accordo. Vanno incontro a una sconfitta perché un centrosinistra così frastagliato, senza un’idea, senza un progetto, si deve misurare col centrodestra che sta in campagna elettorale da diverso tempo. Penso che in questo momento quello che è importante è la dignità politica. Non si può dire “o mangiate questa minestra o vi buttate dalla finestra”. La minestra se la mangiassero loro».
Se a destra c’è ancora un barlume d’incertezza visto che ancora non è stato ufficializzato il nome del pm Catello Maresca (ma poco ci manca) nel centrosinistra ci sono troppi nomi in campo: Alessandra Clemente, Antonio Bassolino, Sergio D’Angelo e ora il candidato del Pd-M5S. Lista a cui si potrebbe aggiungere Gennaro Migliore di Italia Viva. Un caos che potrebbe favorire il candidato del centrodestra. «C’è un’irresponsabilità seria, perché stiamo aprendo un’autostrada alla Destra. Guardassero i sondaggi. Non si rendono conto che questo abbraccio con il Movimento è mortale».
Iossa spera in un sussulto dei cittadini e chiede l’intervento del presidente De Luca «perché è la massima espressione istituzionale e fino a prova contraria fa parte di quel partito. È arrivato il momento in cui deve dire la verità su quest’alleanza e far sentire il peso di una coalizione e della sua stabilità istituzionale». Da sempre però De Luca è contrario a quel patto Pd-M5S che ora si tenta di allargare anche alle città.
Un patto di cui, secondo Iossa, è fautore «D’Alema che dopo aver portato il disastro a sinistra e le divisioni nel Partito Democratico detta ancora le condizioni. Io penso che la politica si debba riorganizzare. Lo stesso Letta che aveva dato segnali diversi al suo insediamento, oggi sembra prigioniero della maggioranza». Maggioranza del Pd che chiede il voto ai 16enni e la cittadinanza agli immigrati. Punti sui quali l’ex sottosegretario afferma di essere d’accordo ma a suo parere non è il momento adatto. «Alla gente interessa il vaccino, l’occupazione, lo sviluppo, i commercianti che sono in mezzo alla strada, la riapertura delle attività, come li sosteniamo», conclude.