Stiamo assistendo ignavi alla lenta agonia di una grande conquista ottenuta da tutti i siciliani dopo una vera e propria lotta armata con lo Stato centrale, culminata nella concessione dello Statuto dell’Autonomia siciliana.
Mentre altre regioni stanno cercando oggi di ottenere le stesse prerogative che i siciliani avevano conquistato già nel 1946 con la concessione da parte dello Stato centrale dello Statuto di Autonomia, i siciliani, supinamente, accettano che lo Stato italiano questa Autonomia pattizia l’abbia ridotta, svuotata di ogni contenuto e, aggiungendo all’inganno la beffa, continui a tenere i siciliani in uno stato di assoluta sudditanza.
Nessuno si dimostra oggi in grado di invertire l’andazzo delle cose, il corso degli avvenimenti specialmente se anche colui che avrebbe dovuto difendere la Sicilia, il suo ministro presidente, o come si fa chiamare in obbedienza alla banalizzazione odierna, governatore, la svende all’oncia, come ha fatto affidando l’Assessorato alla cultura e all’identità siciliana, un dicastero identitario importante del governo siciliano, ad un partito nordista che questa identità ha dimostrato sempre di avversare e combattere.
Abbarbicata ad un Paese che già dimostra la sua sudditanza alla burocrazia tecnocratica (così è ormai ridotta l’Unione europea) anche la Sicilia, Piccola Patria e Stato nazione, viene trascinata in un liberismo eccessivo senza potersi difendere, a dispetto dei rappresentanti del popolo siciliano pur mandati a Palermo, Roma o a Strasburgo per tutelare i bisogni e le esigenze della “terra impareggiabile” (S. Quasimodo)
In pieno marasma di un’epidemia affrontata con pressapochismo e senza capacità di previsione, questo 15 maggio – 75mo anniversario della firma dello Statuto di Autonomia, ovvero l’avvio della speranza del riscatto dell’isola/arcipelago passa in un preoccupante silenzio.
Eppure i patrioti siciliani, con l’indimenticabile Francesco Paolo Catania in testa, avrebbero voluto che, fedeli agli accordi, le autorità avessero celebrato questa data, e nessuna altra, come una ricorrenza ufficiale: una festa celebrata nelle piazze, nelle strade, nelle scuole e nelle sedi istituzionali come la festa del popolo sicilliano che si ritrova insieme per recuperare la sua dignità e rivendicare la sua identità.
Molti prenderanno il periodo di crisi epidemica come un comodo alibi per non essere scesi in piazza a celebrare la ricorrenza . Noi mettiamo tutti di fronte alla situazione quotidiana delle nostre famiglie, delle nostre scuole, delle nostre istituzioni, dei nostri negozi, di fronte al collasso della nostra società e delle nostre economie a cui certo non mancava il virus epidemico.
Il 15 maggio sia giornata del risveglio, della denunzia di quello che, uno Stato che non ci vuole, sottrae quotidianamente a questa nostra meravigliosa Isola/arcipelago nel silenzio degli ascari nostrani, servi dei partiti centralisti, degli approfittatori che lucrano sulla buona fede dei siciliani.
Con il Covid 19 e con la crisi sempre più profonda della nostra terra, depredata per cielo, per mare e per aria è ormai scaduto il tempo delle recriminazioni ed è arrivato il momento di mettere lo Stato centrale di fronte alle sue responsabilità.
Le idee camminano con gli uomini: federiamo i patrioti siciliani, senza i protagonismi di sempre nè le pretese primedonne, in un unico partito che sia latore delle istanze e dei bisogni del popolo siciliano per cominciare finalmente un nostro 15 maggio di rinascita.