Anche Ulisse paga pegno. La cancel cultur colpisce il vecchio Omero ed il suo eroe vagabondo

di Eugenio Preta

Lo schema utilizzato è quello consacrato dalla versione marxista del materialismo storico, sempre intramontabile. Così oggi si decide di giudicare i capolavori del passato, ma anche le pittoresche figure di Carosello o i testi di canzonette famose, in base al sessismo, al razzismo, all’impronta patriarcale che contengono e la sentenza finale, naturalmente, consiste in una condanna senza appello.

In questa operazione gli USA, tornati a nuovo splendore, la fanno da padrone e fanno abbattere la ghigliottina della censura sui capolavori della letteratura di valore universale che attraversa epoche e mode, messi al bando dalla cancel cultur che stanno imponendo in casa e fuori casa.

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L’ultima censura è toccata all’Eneide, il poema di Ulisse: i canti che hanno fatto conoscere al mondo la gloria dell’eroe errante sono ormai vietati, censurati, scacciati ed esclusi dalle aule del liceo di Lawrence, in Massachaussets. Addio quindi all’uomo dalla mille furbizie che ha saputo aprire le mura di Troia dopo dieci anni d’assedio e di duelli epici.

Troppa violenza sui pretendenti di Penelope e nessuna pietà neanche sui servitori, anche loro, vittime di un patriarcato esecrabile. Ed anche la presa di Troia cantata da Omero ormai deve intendersi solo sotto la traccia di un significato di morte e saccheggio, tanto che oggi ci viene da chiederci se gli achei vittoriosi non fossero anch’essi dei barbari. Ma sembrerebbe un ossimoro.

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Anche troppi stereotipi di genere: Penelope che tesse la tela e che attende fedele, la classica figura della donna succube del suo uomo, ma anche Circe e Calipso, non proprio educande ma donne di potere che comunque vengono sedotte da Ulisse e poi addirittura abbandonate, al pari di Nausica, donna che provvedeva alla sua casa, pur essendo regina.

Troppo razzismo e omofobia e persino, un po’ meno evidente ma pur sempre islamofobia, quando Omero riporta che Circe aveva trasformato i marinai di Ulisse, guarda caso, proprio nei maiali tanto aborriti dalla cultura islamica.

Troppa violenza nel canto, troppi riferimenti a stereotipi di genere oppressivi, troppo razzismo, troppa prevenzione in generale per poter offrire quel racconto ai giovani alunni statunitensi. Ormai dobbiamo rimettere in un cassetto le decennali avventure marinare di Odisseo e i suoi ricordi di vecchio combattente e cercare di dimenticare.

Anche se per 28 secoli il il canto di Ulisse è riuscito ad ispirare le penne più famose, ora basta, è calato il sipario, almeno a Lawrence, Massachaussets, Usa.

Tanto peggio per i futuri alunni che non potranno più capire gli innumerevoli riferimenti ad avventure trascritte in mirabolanti che dettagli linguistici, ormai sottomessi senza speranza alla censura del pensiero unico e uniformante .

Adesso viene voglia di imitare Cassandra quando avvertiva di non lasciare entrare quel marchingegno greco nelle mura di Troia perché preannunciava lutti e distruzione. «Ci distruggerà» diceva l’oracolo. Noi oggi aggiungiamo, non fisicamente, ma in tutto quello che siamo, nella nostra storia e nella nostra cultura.

Solo che, alla fine, Cassandra non venne mai creduta… purtroppo, per tutti noi.

Setaro

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