La decisione di dar vita a una Super Lega di calcio presa da 12 top club europei (Milan, Arsenal, Atletico Madrid, Chelsea, Barcellona, Inter, Juventus, Liverpool, Manchester City, Manchester United, Real Madrid e Tottenham) non sta andando giù a nessuno e polemiche si stanno registrando in tutta l’Europa ma non solo. Una lega che curi e gestisca un torneo tra i 12 soci fondatori e altri 8 di non ben chiara provenienza sta ricevendo aspre critiche da addetti ai lavori e non.
La Uefa, la Football Association e la Premier League, la federcalcio spagnola e la Liga, la Figc e la Lega A hanno minacciato i club intenzionati a parteciparvi: «Se questo dovesse succedere, ribadiamo che noi rimarremo uniti nei nostri sforzi per fermare questo progetto cinico, basato su interessi egoistici di pochi club in un momento in cui la società ha bisogno più che mai di solidarietà».
«Valuteremo tutte le misure disponibili ad ogni livello, giuridico e sportivo, per evitare che questo accada. Il calcio è basato su una competizione aperta e sul merito sportivo, non può essere altrimenti» hanno detto aggiungendo che «come già annunciato dalla Fifa e dalle 6 confederazioni, i club coinvolti verranno esclusi da ogni altra competizione a livello nazionale, europeo o mondiale e i loro giocatori potrebbero vedersi negata l’opportunità di rappresentare la propria Nazionale».
Chiusura anche dalla Commissione europea. «Dobbiamo difendere un modello di sport europeo basato sui valori, sulla diversità e l’inclusione. Non c’è spazio per riservarlo ai pochi club ricchi e potenti che vogliono legami stretti con tutto ciò che le associazioni rappresentano: campionati nazionali, promozione e retrocessione e sostegno al calcio dilettantistico di base» ha detto il vicepresidente Margaritis Schinas commentando le notizie sulla nascita della Superlega. «Universalità, inclusione e diversità sono elementi chiave dello sport europeo e del nostro stile di vita europeo», ha aggiunto Schinas.
Contrari all’iniziativa però anche diversi esponenti politici mondiali. Boris Johnson, premier britannico ha spiegato che «i progetti per una Superlega europea sarebbero molto dannosi per il calcio, sosteniamo gli organismi calcistici in vista delle azioni che intraprenderanno». I piani dei club più ricchi, ha aggiunto, «colpirebbero il cuore dell’attività calcistica nazionale e allarmerebbero i tifosi nel paese. I club coinvolti devono rispondere ai loro tifosi e alla comunità calcistica prima di andare oltre».
In Italia critici tutti gli schieramenti. «Sbagliata e decisamente intempestiva. In Europa il modello NBA non può funzionare. Nel calcio e nello sport la forza sta nella diffusione, non nella concentrazione» ha twittato Enrico Letta.
«Da sportivo e da italiano – ha affermato Matteo Salvini -, dico che il denaro non è tutto, e i milioni non sono sufficienti per azzerare simboli, storia, merito, cuore e passione. Il calcio e lo sport sono di tutti, non di pochi privilegiati. Mi piacciono le vittorie conquistate con il sudore sul campo, non quelle comprate coi milioni in Borsa».
«La nuova ‘Super League’ è la deriva da tempo avviata alle nostre società applicata al mondo del calcio: scavalcare la rappresentanza dal basso e imporre dall’alto l’istituzione di una oligarchia» ha detto invece Giorgia Meloni. «Che non esista più il calcio di una volta purtroppo è evidente, così come il business che gira intorno a questa disciplina ma almeno finora il merito sportivo era un punto di partenza, non un dettaglio. E non si distrugge il merito in nome dei profitti» ha concluso.
Gli europarlamentari di Fratelli d’Italia – ECR, Carlo Fidanza capodelegazione, e Nicola Procaccini, hanno chiesto, con un’interrogazione, alla Commissione Europea l’intervento presso le autorità alla guida del calcio e dello sport nella UE per evitare che il patrimonio sportivo, culturale, sociale che ogni club sportivo rappresenta sia disperso
«La sensazione è che con la Super Lega le ragioni economiche travolgano il merito, oltre che la nostra storia, sportiva, culturale e sociale – afferma Fidanza – Il calcio che è lo sport più diffuso in Europa e a livello professionistico deve costituire la massima espressione di un movimento fondato sui valori della partecipazione, dell’aggregazione, della crescita sociale».
«Stiamo assistendo alla deriva globalista applicata al mondo del calcio – dichiara Procaccini – Cancellare regole e rapporti, scavalcando la stessa UEFA, in nome esclusivo degli interessi di società che hanno alle spalle grandi gruppi arabi, asiatici o americani, significa tradire i valori attorno a cui milioni di persone da decenni si riconoscono e consegnare nelle mani di speculatori internazionali un modello di integrazione e dialogo che l’Europa ha avuto il merito di costruire».