Attività chiuse per l’emergenza Covid-19, sostegni a livello ‘elemosina’, ma tasse rimaste invariate se non addirittura aumentate. Una situazione paradossale denunciata nel ‘Rapporto Rifiuti 2020 Confcommercio’ secondo cui la Tari (la tassa sui rifiuti comunali) nel 60% dei Comuni italiani sarebbe più alta rispetto all’anno precedente al Covid.
«Nonostante il blocco delle attività economiche, e dunque anche una riduzione dei rifiuti prodotti dalla stesse, il costo totale della relativa tassa, la Tari, non solo non è diminuito come sarebbe lecito aspettarsi ma anzi – afferma Confcommercio – ha raggiunto un livello record di 9,73 miliardi crescendo dell’80% negli ultimi dieci anni».
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«Parlando di paradossi – spiega ancora -, quello più incomprensibile, o forse no, è che a fronte di costi sempre molto elevati, non corrisponde mediamente un livello di servizio migliore. Sono, infatti, ben 9 le Regioni che si posizionano ancora sotto il livello di sufficienza: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Molise, Puglia e Toscana. Le regioni più ‘virtuose’ risultano essere l’Emilia Romagna (7,38), il Piemonte (7,33), il Veneto (7,17) e la Lombardia (7)».
Secondo Pierpaolo Masciocchi, responsabile Ambiente e Utilities di Confcommercio, «sarebbe necessaria una riscrittura complessiva della tassa, che deve essere direttamente commisurata alla quantità e alla qualità dei rifiuti prodotti. E non tenere in considerazione solo la superficie dell’attività in questione».
Il video denuncia di Confcommercio
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