Draghi e il nuovo decreto legge Covid: ancora chiusure e divieti

L’appuntamento è per oggi alle 12 (inizialmente previsto per le 16) quando a Palazzo Chigi attorno a un tavolo, presieduto da Mario Draghi, si troveranno gli esponenti delle forze che compongono questa maggioranza: Stefano Patuanelli (M5S), Elena Bonetti (Iv), Giancarlo Giorgetti (Lega), Mariastella Gelmini (Fi), Dario Franceschini (Pd) e Roberto Speranza (LeU). Oggetto della riunione: trovare una linea comune in vista della scadenza del decreto legge Covid (6 aprile) e ne servirà uno nuovo per governare la pandemia che da oltre un anno sta mettendo sotto schiaffo il Paese.

E tutto questo il giorno dopo il Consiglio europeo nel quale il premier Draghi ha ribadito con forza che «i cittadini europei hanno la sensazione di essere stati ingannati da alcune case farmaceutiche» e che è necessario non restare inermi di fronte agli impegni non onorati da alcune di queste. Da qui l’ok alla proposta del presidente della Commissione Ue Von der Leyen di rafforzare il meccanismo europeo sulle esportazioni di vaccini.

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Un Draghi sovranista, ma europeo, consapevole che il momento è delicato e che ulteriori errori, anche sul piano dell’immagine, non possono più essere commessi. Errori che per Draghi non devono esserci nemmeno sul piano economico-fiscale perché è indispensabile «disegnare una cornice per la politica fiscale che sia in grado di portarci fuori dalla crisi».

Questo in Europa, ma anche in Italia Mr Bce punta a un approccio deciso per contrastare l’epidemia, a partire proprio dalla sua maggioranza all’interno della quale Draghi punta a trovare una linea comune e condivisa. Ecco perché oggi, in anticipo sulla scadenza del dl (il prossimo 6 aprile), vuole riunire i partiti che sostengono il suo governo e iniziare a lavorare per una posizione comune.

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Non sarà facile, come sa lo stesso Draghi e come ha avuto modo di vedere nelle poche riunioni che si sono fin qui tenute. La linea tra rigoristi e aperturisti rimane ben marcata e, al di là della volontà di utilizzare i dati come guida per operare le scelte, le differenze restano. Senza contare che fuori dalla maggioranza, nel campo dell’opposizione, si muove su tutto il fronte d’attacco Fratelli d’Italia con Giorgia Meloni che continua a mietere consensi e approvazioni.

Ancora ieri ripeteva che il giudizio verso Draghi è «insufficiente, tragicamente in continuità con quello precedente. Non vedo queste grandi novità. I provvedimenti sono gli stessi. L’unico segnale è stato dato con la rimozione di Arcuri che era il minimo sindacale. Non vedo discontinuità nella lotta al covid».

Ed ancora: «Da un uomo come Draghi mi sarei aspettata che dicesse: ‘Vi chiedo un ultimo sacrificio ma vi prometto che lavorerò su quello che si doveva fare un anno fa ad esempio il potenziamento dei servizi pubblici. Invece lui ci ha detto: ‘Chiudiamo i ristoranti’ ma ce l’aveva detto già Conte. E anche sui ristori non mi pare che siamo andati diversamente».

Parole che non possono non avere presa sia sugli italiani, che si trovano nuovamente di fronte alla beffa di sostegni esigui, e sia sugli alleati di centrodestra, leggasi Lega e Forza Italia, che di questo governo sono soci di maggioranza ma che vivono in grande sofferenza proprio per l’eccessiva continuità con la politica di chiusure e divieti che Draghi ha inaugurato in questo primo mese di governo.

Per questo l’incontro di oggi, e gli altri che seguiranno, serviranno al premier per trovare quel punto di caduta che accontenti tutti e porti al nuovo decreto che dal 6 aprile governerà la pandemia in Italia. Un allentamento delle misure, quindi? Difficile prevederlo, anche perché molti nel governo vorrebbero piuttosto un prolungamento dello status quo con uniche due zone di rischio, quella rossa e quella arancione; pochi quelli che invece si attestano sulla linea della riapertura di bar e ristoranti.

Come detto, molto dipenderà dai dati che già oggi arriveranno con il monitoraggio settimanale. Ma purtroppo in tanti non si fanno tante illusioni, la situazione rimane delicata. Anzi le previsioni dicono che l’Italia si colorerà ancora più di rosso, forse con l’eccezione del Lazio che passerà all’arancione già da lunedì con anche la riapertura delle scuole d’infanzia e primarie. Una goccia, però, in mezzo a un mare tutto rosso che per le festività pasquali subirà un ulteriore giro di chiave.

Certo, importante sarà la campagna vaccinale anche se pure in questo caso i dati non sono positivi e dicono che si è lontani dagli obiettivi fissati dal premier Draghi e dal commissario Figliuolo. Ecco perché è molto più probabile che si andrà verso il prolungamento dal 6 al 30 aprile delle misure con l’ipotesi dello stato di emergenza che slitterebbe fino a fine luglio.

E’ evidente che se così fosse il clima nella maggioranza si farebbe pesante e soprattutto dalle parti del centrodestra, dove non è da escludersi che più di qualcuno inizierebbe a chiedersi il senso dell’appoggio a un governo che, come dice Giorgia Meloni, lavora in perfetta continuità con il precedente.

Per questo anche un’altra riunione, quella di oggi delle 14 del Cts, rivestirà una notevole importanza non solo per il monitoraggio settimanale, ma pure perché potrebbe concedere il via libera all’apertura delle scuole dopo Pasqua. Questo sarebbe un primo importante passo, nel senso di quella discontinuità tanto richiesta, e che potrebbe far accettare una proroga fino a fine mese delle misure in vigore a chi continua a chiedere un cambio di passo. O almeno così si augura una parte della maggioranza, quella che vuole continuare con chiusure e divieti.

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