«Sono orgoglioso di ricevere il premio qui, in questa sala al Campidoglio. Con i tifosi sarebbe stata un’altra cosa, ma stanno vivendo un momento difficile. Lo so e quindi dedico questo traguardo a loro, che stanno soffrendo nel non poter venire allo stadio. La ‘Scarpa d’oro’ è il frutto del lavoro che ho fatto con il mister e la squadra. Questo riconoscimento è stato vinto anche dai miei compagni, non avrei mai immaginato di poter vincerlo da solo. Alle parole del presidente Lotito mi sono emozionato: ho sempre detto che i complimenti calcistici fanno molto piacere, ma l’essere uomo è oggettivo. Significa che sono diventato una brava persona e ciò mi permette di vincere trofei».
Così, Ciro Immobile da Torre Annunziata, dimostrando di essere non solo un campione di calcio ma un fuoriclasse di modestia, dopo aver ricevuto ufficialmente la ‘Scarpa d’oro’, il premio più ambito, per un calciatore che di professione fa l’attaccante.
Perché rappresenta il riconoscimento di miglior realizzatore della passata stagione calcistica, mettendo a segno 36 reti e battendo in volata fuoriclasse come Ronaldo e Lewandowski.
«Sono emozionatissimo nel vederla dal vivo, è bella», ha subito confessato il centravanti della Lazio e della Nazionale italiana, che ha riportato il trofeo nel nostro paese tredici anni dopo l’ultima volta: solo Toni e Totti ci erano riusciti prima.
In prima fila, ad assistere alla cerimonia di consegna la sua famiglia al completo, la moglie Jessica conosciuta a Pescara, i tre figli, Michela, Giorgia e Mattia, i genitori Antonio e Michela, il fratello Luigi e il cognato Luca.
Ciro Immobile è cresciuto nei settori giovanili di Sorrento prima e Juventus poi, emerge tra le file di Pescara e Torino vincendo con queste ultime due titoli di capocannoniere, rispettivamente in Serie B e in Serie A. Alla Lazio si afferma tra i migliori attaccanti italiani della sua generazione, trionfando per altre due volte nella classifica marcatori della Serie A e vincendo il titolo di capocannoniere della UEFA Europa League; della squadra romana è inoltre il secondo migliore marcatore di sempre.
Ps. Una nota personale. La modestia dimostrata nel ricevere e commentare il più significativo riconoscimento internazionale per un calciatore, mi ha riportato in mente quel ragazzino che borsa con gli attrezzi (ovviamente calcistici) in spalla e in compagnia del papà Antonio, tornava dagli allenamenti stanco in volto, ma felice negli occhi che spesso incrociavo mentre tornava a casa dopo gli allenamenti, ma anche quando a pallate faceva rimbombare le mura del garage di casa.
E mi fa piacere, anche ricordare che, a differenza di tanti, Ciro Immobile – nonostante sia diventato un atleta di livello internazionale conosciuto in tutto l’universo mondo, – sia rimasto legatissimo alla sua citta natale e alla sua squadra, il Savoia, oggi in serie D, che deve proprio a lui, al suo coraggio di assumersene la presidenza onoraria e fare da testimonial alla campagna abbonamenti, supportando così il presidente Ciro Altea, la propria sopravvivenza. Più di adesso è difficile, ma «sempre ad maiora, Ciro!»