San Calogero di Agrigento, una festa molto amata tra misticismo e fede cristiana

di Domenico Ferlita

Un meraviglioso disegno per descrivere la devozione e il misticismo degli agrigentini verso San Calogero, monaco eremita più venerato ad Agrigento il suo patrono sia San Gerlando. E’ quanto ha voluto rappresentare Sergio Criminisi, noto artista di Agrigento, fautore dell’arte fumettistica molto amato e apprezzato in città.

La processione di San Calò per le vie del paese, la gente festosa che applaude dai balconi e le fatiche dei cosiddetti portatori del feretro sono i punti-cardine che vengono riportati nel dipinto e che contraddistinguono le due settimane di luglio segnate da momenti di devozione e misticismo.

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I festeggiamenti di San Calogero sono un momento fondamentale per la vita della città di Agrigento. Gli archi luminosi, le bancarelle in via Esseneto, gli artisti di strada, il suono emesso dai tamburi dei cosiddetti ‘Tammurinara’ e le note della canzone ‘Zingarella’ suonate dalla banda musicale del paese sono gli elementi essenziali che si possono notare facilmente nelle prime due domeniche di luglio.

Solitamente un bagno di folla assiste all’uscita del simulacro dal santuario dedicato al monaco, alla quale segue la famosa ‘arrampicata’ da parte dei devoti che baciano e venerano la statua.

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Si può assistere anche ai pellegrinaggi dei fedeli, ai viaggi a piedi nudi dalla propria abitazione fino al Santuario che porta il suo nome, alle rappresentazioni grafiche delle malattie e delle disgrazie e alle ‘vestine’ bianche, con una sua immagine, fatte indossare ai più piccoli, oltre a delle manifestazioni di carattere culturale organizzate dal Comune che caratterizzano questi giorni di festa.

Di fondamentale importanza, anche la processione, con i devoti che si adoperano a caricare manualmente il fercolo sulla vara e trasportarlo a braccia per tutte le vie del centro storico, fino al rientro della sera e ai fuochi d’artificio che chiudono la giornata.

Lo scorso anno, però, la manifestazione è stata sospesa a causa delle disposizioni anti-contagio emanate dal DPCM del Governo Conte. A seguito del protocollo Covid, il Comune e la Prefettura locale hanno disposto la chiusura del Santuario e le celebrazioni delle messe a porte chiuse con la diretta streaming e con la sola presenza dei ministri incaricati.

Cosa che ha suscitato la profonda indignazione dei fedeli che non hanno potuto fare altro che venerare il Santo Nero dalle proprie abitazioni.

In questi giorni, San Calogero ha conquistato un altro angolo della città. In via Madonna delle Rocche, grazie all’artista Giuseppe Cacocciola è stato istituito un piccolo santuario con una statua racchiusa da una vetrata e con una nicchia in stile medioevale.

Alla benedizione del piccolo feretro hanno partecipato il sindaco Francesco Miccichè, il rettore del santuario Don Giuseppe Veneziano e lo stesso realizzatore dell’opera che ha offerto un rinfresco ai presenti. L’esibizione dei Tammurinara di Agrigento, invece, ha fatto da sfondo a questa memorabile giornata.

Sono diverse le leggende che ruotano attorno alla vita di San Calò, come chiamato più comunemente dai siciliani. La prima narra di un monaco eremita arrivato in Sicilia per evangelizzare e diffondere la fede cristiana durante il periodo della peste abbattutasi anche nella città dei templi.

Lo stesso, andava a chiedere il pane da donare ai poveri mentre la gente, per timore che la peste poteva diffondersi ulteriormente preferiva barricarsi in casa e, al suo passaggio lanciare il pane dalla finestra. Da qui, nasce la tradizione di lanciare la pagnotta dopo l’uscita della vara dal simulacro, che continua a esserci tutt’oggi.

Un’altra leggenda, invece, narra che durante la sua vecchiaia si nutriva del latte di una cerva che gli sarebbe stata mandata da Dio. Successivamente, un cacciatore uccise involontariamente l’animale e, addolorato per l’errore commesso, divenne discepolo del Santo occupandosi di lui fino alla morte avvenuta quaranta giorni dopo.

Lo stesso cacciatore lo ha poi sepolto in una grotta, che ben presto divenne una piccola chiesa, dove alloggiò con gli altri discepoli. Nella roccia, furono scavate delle cellette con la funzione di dormitori, che poi furono rinominate ‘Eremo’.

I festeggiamenti in onore di San Calogero non si svolgono solo ad Agrigento ma anche in altri paesi della Sicilia durante vari periodi dell’anno: a Sciacca nel martedì dopo la Pentecoste, a Petralia Sottana con la tradizionale “Sittina” nella prima settimana di giugno, a Frazzanò, a San Salvatore di Fitalia dove si celebra nei giorni 19, 20 e 21 agosto, a Naro che iniziano il 15 giugno, a Porto Empedocle nella prima domenica di settembre, a Santo Stefano Quisquina che si svolge a partire dalla sera del 17 giugno, a Campofranco dove si festeggia a partire dall’11 gennaio, ad Aliminusa che si celebra il 24 agosto e a Realmonte che, invece, hanno inizio nel primo fine settimana di Agosto.

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