L’emergenza Covid-19 in Italia torna a far paura. Complice le varianti che hanno portato una rapida crescita dell’epidemia e la campagna di vaccinazione che a 3 mesi dall’inizio stenta ancora a decollare e le zone rosse che si disseminano su e giù per lo stivale a macchia d’olio.
Come a macchia d’olio si dissemina anche la paura negli Enti Regionali dove c’è chi chiede misure restrittive maggiori per difendere la salute dei suoi cittadini e chi prova a difendere il tessuto produttivo e l’economia consapevole che col virus si muore ma senza cibo non si vive. Un esempio lampante è quello che è accaduto negli ultimi giorni in Campania e Lombardia.
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Nella nostra regione, secondo il report della Cabina di Regia (settimana 22/2/2021-28/2/2021) l’indice Rt puntuale è 0.96, in netto calo rispetto alla settimana precedente che era stimato in 1.04. Completamente opposta la situazione per quanto riguarda la Lombardia che da un Rt puntuale di 0.82 si è passato a 1.13.
In Campania nell’ultima settimana (sempre secondo il report) si sono registrati 13.040 nuovi casi, in Lombardia 25.514. Un dato grossomodo in linea se si tiene presente il numero di abitanti delle due regioni.
Un altro dato che ha sempre destato preoccupazioni a ministero della Salute e Cts è l’incidenza per 100.000 abitanti, secondo gli esperti la soglia critica è fissata a 250 casi su 100mila. Nell’ultima settimana nella regione guidata da Vincenzo De Luca si stima 228,29 casi, in quella a guida Fontana 254,44. Campania sotto soglia di pericolosità e Lombardia oltre il consentito.
La Campania però passa in zona rossa, la Lombardia no. Una netta discrepanza dovuta semplicemente alla volontà dei due governatori. Attilio Fontana, presidente della Lombardia, ha disposto il 4 marzo scorso nuove restrizioni per affrontare l’emergenza Covid-19 determinando così il passaggio in fascia ‘arancione rinforzata’. Decisione che ha impedito al ministro della Salute Roberto Speranza di prendere ulteriori provvedimenti.
Da settimane invece il governatore campano ha affermato che era inevitabile il passaggio in zona rossa. Ha raccontato per giorni (stavolta sorretto dal primo cittadino di Napoli Luigi de Magistris) come i numeri in forte aumento obbligassero gli enti preposti a stringere il cappio delle restrizioni. Anche ieri ha bacchettato sindaci e forze dell’ordine che non hanno (secondo il suo parere) presidiato bene il territorio. Ha urlato con forza che il passaggio in zona rossa era prevedibile dopo il comportamento degli irresponsabili che si sono affollati in spiaggia. «Sembrava ferragosto» ha affermato.
I numeri però sembrano dire altro, sembrano dire che la Campania ha ancora numeri da fascia arancione (come dimostra anche la nota del Sole24ore). Il cambio, infatti, è tutto da attribuire a Palazzo Santa Lucia che, come emerge dall’ultima ordinanza ministeriale, ha chiesto al ministero della Salute l’inasprimento delle restrizioni.
Certo, la salute viene prima di tutto, ma perché non essere chiari e assumersi le proprie responsabilità? Perché il Governatore campano non ha attuato direttamente misure più restrittive come già fatto in passato intervenendo così prima del disastro?
Perché non si sono attuate ‘zone rosse’ localizzate nelle città con più casi come accaduto in Romagna, nella provincia di Brescia ed altre zone? Perché ha fatto fare il ‘lavoro sporco’ al ministero della Salute e non ha chiuso lui tutto come ha già fatto in passato? Nel frattempo però tante attività verranno chiuse e la crisi economica peggiorerà. Ma non sarà, ancora una volta, un problema di De Luca e Speranza.
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