Scuola e Italia a fasce. Su questi due campi si è consumato lo scontro tra Governo e presidenti di Regione. Sull’apertura degli istituti scolastici alcune Regioni – tra cui Veneto, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Campania – hanno chiesto una valutazione del Cts sull’impatto che ha la scuola in presenza nell’attuale situazione epidemiologica, dove la circolazione delle varianti potrebbe far partire la terza ondata.
Secondo il governatore Michele Emiliano le scuole dovrebbero restare chiuse fino a che tutti gli insegnanti non saranno vaccinati. Il presidente della Regione Puglia inoltre ha posto interrogativi sulla responsabilità giuridica dei presidenti in caso di mancata tutela della sicurezza sul lavoro degli insegnanti.
«Ho chiesto formalmente che il Cts si esprima ufficialmente rispetto all’apertura delle scuole», ha sottolineato il presidente del Veneto Luca Zaia. Perché, ha spiegato «la scuola è una realtà sacra. Quando decisi la chiusura parlai chiaramente di una ‘sconfitta’ ma, se la guardiamo dal lato epidemiologico il Cts ci deve dire perché altre forme di aggregazione sono pericolose e la scuola no. Perché noi non siamo in grado di esprimere una valutazione scientifica».
Quindi per Zaia «è bene che si faccia chiarezza e che ognuno si prenda le proprie responsabilità perché nel momento in cui il ministro comunica ai governatori che ci dobbiamo aspettare un’ondata di contagi visto quello che sta succedendo in Europa e già in alcune regioni, è giusto sentire il Cts se va bene tenere aperte le scuole».
La richiesta delle Regioni però non ha trovato riscontri positivi da parte dei ministri Roberto Speranza e Mariastella Gelmini che avrebbero sottolineato come sia «difficile parlare di chiusure delle scuole da una parte e di riaperture di attività commerciali dall’altra». In particolare la ministra delle Autonomie avrebbe fatto notare «una contraddizione» nelle due richieste dei governatori. «Sulle chiusure si valuterà giorno per giorno la situazione epidemiologica», avrebbe detto il ministro della Salute.
L’altra richiesta delle Regioni è il cambio del metodo delle fasce a colori. Su questo la ministra Gelmini ha sottolineato che «questo governo non vuole usare la logica del cacciavite, ma per cambiare completamente un metodo, il sistema delle fasce, ne serve uno diverso».
«E – ha aggiunto – al momento mi pare che questo non ci sia, perché nessuno ha indicato un metodo alternativo. Quindi l’esecutivo, che è nato da poco più di una settimana, interverrà certamente per modificare ciò che non ha funzionato, raccogliendo le proposte che avete fatto».